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Home » Top » Crollo costone dei palazzi Crea, cinque persone a giudizio

Crollo costone dei palazzi Crea, cinque persone a giudizio

12 Dicembre 2017
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Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento Alfonso Malato ha rinviato a giudizio i cinque imputati del processo per il crollo del costone su Palazzo Crea.

Si tratta dell’allora sindaco di Agrigento, Marzo Zambuto, il dirigente dell’ufficio tecnico comunale, Giuseppe Principato, e i tre proprietari di un immobile, adiacente ai palazzi “Crea”, le cui precarie condizioni avrebbero provocato il cedimento del costone. Maria Isabella Sollano, 75 anni, e i figli Valentina e Oreste Carmina, 49 e 46 anni. Questi ultimi non avrebbero adempiuto ad una ordinanza, emessa il 5 aprile del 2011 dallo stesso Marco Zambuto, che imponeva loro di eseguire opere di manutenzione. L’ex sindaco e il dirigente comunale sono invece accusati di disastro colposo.La frana del costone avvenne il 5 marzo 2014, proprio sopra il Viale della Vittoria: il crollo provocò lo sfollamento dei residenti del Palazzo, una sessantina di persone, oltre che la chiusura di una farmacia ed una gioielleria.
Il sostituto procuratore Andrea Maggioni, in udienza, aveva chiesto il rinvio a giudizio. Richiesta a cui si sono associate le parti civili rappresentate, tra gli altri, dagli avvocati Ganci, Neri, Pennica, Buggea e Galluzzo. Presente all’udienza anche il Comune di Agrigento – rappresentato dall’avv. Insalaco – citato dai difensori di parte civile, quale responsabile civile della frana. La difesa del Comune ha depositato una comparsa di costituzione dell’Ente di circa 15 pagine e una produzione documentale, insistendo sulla richiesta di non luogo a procedere. I difensori di Zambuto (avvocati Gaziano e Miceli), Principato (avv.Grillo) e le tre proprietarie dei terreni (avv. Rosa Salvago) hanno, invece, sollevato eccezioni di inutilizzabilità di atti ed in particolare quelli a firma del dirigente Cosimo Antonica.Il processo comincerà il prossimo 25 gennaio presso il Tribunale di Agrigento davanti al giudice Rosanna Croce.

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