Otto anni di reclusione è la condanna inflitta a Raimondo Burgio, palmese di 40 anni, accusato di avere ucciso il cognato Ignazio Scopelliti, 45 anni. I giudici della Corte di Appello di Palermo, al processo “bis”, dopo che la Cassazione aveva annullato la prima sentenza, hanno concesso le attenuanti generiche, che hanno fatto ulteriormente diminuire la pena rispetto ai dieci anni e otto mesi di reclusione decisi nel primo processo di secondo grado.
La condanna era stata già diminuita, rispetto ai diciassette anni e quattro mesi, in primo grado per effetto del riconoscimento delle attenuanti della provocazione in un primo momento negate. I giudici, come sostenuto dai legali difensori dell’imputato, gli avvocati Francesco Scopelliti e Salvatore Pennica, hanno adesso deciso un ulteriore sconto di pena. I difensori di parte civile che rappresentano i familiari della vittima sono Giuseppe Vinciguerra e Rossana Avanzato.
Il delitto è avvenuto il primo novembre del 2018, a colpi di pistola, davanti all’abitazione della madre del 40enne. All’origine dell’omicidio – secondo la ricostruzione dei fatti operata dalla Procura di Agrigento, e dai carabinieri della Compagnia di Licata – dei contrasti accesi fra la vittima e la moglie, sorella dell’imputato, i cui rapporti si erano incrinati tanto da arrivare a una separazione molto conflittuale.
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