Il pubblico ministero della Procura di Palermo, Giulia Falchi, a conclusione della requisitoria, ha chiesto cinque anni di reclusione per Gaetano Di Giovanni, 59 anni, di Raffadali, l’ex comandante della polizia municipale, finito a processo per l’ipotesi di reato di corruzione. Il dirigente dai tanti incarichi al Comune di Agrigento, arrestato il 3 aprile scorso dai carabinieri di Partinico nel contesto di un’inchiesta su un presunto giro di tangenti che ha coinvolto altre 11 persone raggiunte da misura cautelare, la scorsa udienza aveva respinte le accuse. “Non ho mai preso soldi, in quei fascicoli non c’erano banconote ma solo documenti”, ha detto Di Giovanni, attualmente detenuto agli arresti domiciliari.
Il processo, con il rito abbreviato, è in corso di svolgimento davanti al gup del tribunale di Palermo, Paolo Magro. Si torna in aula il 29 gennaio prossimo con l’arringa di parte civile dell’avvocato Elisabetta Fragapane, che rappresenta il Comune di Santa Elisabetta. Il Comune di Agrigento, dopo avere ricevuto un risarcimento da parte del suo ex alto dirigente, ha ritirato la costituzione.
L’ex comandante dei vigili urbani, all’epoca dei fatti nell’estate del 2021, avrebbe favorito l’affidamento di servizi di assistenza domiciliare per anziani non autosufficienti alle società controllate da Giuseppe Gaglio, il 61enne, di Partinico, legale rappresentante e presidente del Consiglio d’amministrazione della cooperativa “Nido d’Argento” e noto per essere l’ideatore di Borgo Parrini, ricevendo in cambio una “mazzetta” di 7mila 500 euro che sarebbe stata intascata in tre tranche. Gaglio ha chiesto di patteggiare la condanna a 4 anni e 4 mesi di reclusione. “Gli incontri e i pranzi con Gaglio – ha aggiunto Di Giovanni –, servivano a mia moglie, che fa il dirigente scolastico e voleva organizzare una gita di istituto a Borgo Parrini”.
Segui il canale AgrigentoOggi su WhatsApp
