Chiedere un prestito può essere una necessità di chiunque, ad ogni età e in qualunque condizione lavorativa. Se per i dipendenti pubblici con contratto a tempo indeterminato le cose possono apparire più semplici, a un neoassunto l’ottenimento di un prestito può sembrare un vero e proprio scoglio da superare. In realtà, esiste una modalità che rende piuttosto facile anche a questa categoria di lavoratori l’erogazione di somme: si tratta della cessione del quinto.
Questo tipo di prestito prevede che il datore di lavoro trattenga, direttamente in busta paga, una determinata cifra a titolo di rimborso mensile per l’istituto di credito. Tale cifra, perché le rate siano sempre sostenibili, non potrà mai, in nessun caso, superare un valore pari al 20% del totale netto, ovvero esattamente un quinto. Come vediamo anche in questo articolo presente sul portale specializzato cessionedelquintofacile.com sono richieste solo alcune garanzie per chi sia stato assunto da poco tempo.
Come ogni prestito, a seconda dell’entità della somma richiesta si stabilirà un piano di ammortamento adeguato: con la cessione del quinto, tale piano dovrà viaggiare su binari ben delineati, proprio per la sua peculiarità di non poter eccedere oltre un quinto dello stipendio (ma anche della pensione). Solitamente il periodo varia tra i 5 e i 10 anni e non occorre finalizzare la richiesta: significa che la motivazione può essere di qualunque natura e non va in alcun modo comunicata in fase di domanda.
Peculiarità della cessione del quinto
Un neoassunto, apparentemente potrà presentare meno garanzie rispetto a un lavoratore che possieda un impiego da svariati anni, specialmente contando che la richiesta viene presentata senza necessità di garanti ad affiancare la firma principale. Uno dei moduli obbligatori da presentare è, in effetti, il TFR che attesta la maturazione di una liquidazione nel corso degli anni. Chi sia stato assunto da poco tempo, ovviamente non possiede ancora un TFR sufficiente a coprire in parte o persino totalmente il debito contratto, ma può ugualmente beneficiare della cessione del quinto. Vi saranno, ovviamente, alcune limitazioni, come la possibilità di richiedere un massimo di 15 mila euro da restituire in non più di 5 anni.
Ovviamente, l’istituto di credito verificherà anche lo “stato di salute” dell’azienda per la quale il lavoratore presta servizio. A cominciare dalla distinzione tra pubblico e privato: nel primo caso le garanzie di stabilità vengono direttamente dallo Stato e a un neodipendente basteranno 3 mesi di anzianità, escludendo il periodo di prova, per accedere alla cessione del quinto; nel secondo caso, invece, questa anzianità sarà portata a un anno.
L’azienda privata, inoltre, non dovrà avere un numero di dipendenti inferiore a 15 o, in alternativa, garantire un TFR per almeno 5 mila euro. Si verificheranno anche gli anni in cui suddetta azienda sia presente nel mercato, e una serie di parametri atti a stabilirne la longevità nel tempo. In caso di part-time, inoltre, farà la differenza il numero complessivo dei giorni lavorati durante l’anno: se si lavora part-time in modo più o meno continuativo si incontreranno meno difficoltà che se l’incarico prevede solo alcuni periodi (ad esempio, se è stagionale).
Per un contratto a tempo indeterminato, poi, il tempo di ammortamento previsto sarà quello classico mentre in caso di tempo determinato ci si dovrà attenere alla scadenza del contratto stesso. Vengono presi in considerazione anche i periodi eventuali di aspettativa non retribuita, durante la quale si può chiedere la sospensione delle rate senza per questo essere segnalati come cattivi pagatori.
Un neoassunto, come chiunque altro richieda la cessione del quinto, potrà beneficiare sempre di tassi d’interesse agevolati e rate fisse.
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