Pietro Capraro e Guido Vasile esercitavano un controllo assoluto sulle operazioni di una società che si occupa della raccolta dei rifiuti ad Agrigento, imponendo decisioni su assunzioni e azioni aziendali, spesso ricorrendo a metodi intimidatori. Davide Perniciaro, amministratore della M.D. Srl, azienda aggiudicataria dei lavori di raccolta e trasporto dei rifiuti nel comune di Agrigento, è stato costretto ad assumere almeno cinque persone, tra cui due donne, legate ai due esponenti mafiosi da vincoli familiari e di fiducia. Tra queste, Nicolò Vasile, figlio di Guido, e Giovanna Rizzo, la cui posizione sarebbe diventata fonte di tensione tra i mafiosi e l’amministratore.
Dal maggio 2023, Capraro e Vasile hanno esercitato una pressione costante su Perniciaro affinché rispettasse gli accordi sull’assunzione dei lavoratori indicati, come Mirko Gentiluomo, Umberto Cacciatore, Giovanna Rizzo e Alessandra Sciarrotta. In cambio, Perniciaro avrebbe potuto proseguire l’attività senza subire danni ai mezzi della sua azienda. Tuttavia, questa “protezione” passava obbligatoriamente per l’esecuzione degli ordini impartiti dai boss.
Le indagini hanno rivelato un episodio di scontro interno tra i mafiosi e Giovanna Rizzo. La Rizzo aveva infatti preso l’iniziativa di comunicare direttamente con Perniciaro, bypassando Capraro e Vasile e scavalcando le gerarchie imposte dalla mafia. Inoltre, aveva cercato di far parcheggiare gli automezzi della M.D. Srl in un terreno di proprietà di suo marito, Gaetano Di Francesco, contravvenendo così agli ordini dei boss.
Quando Capraro e Vasile hanno scoperto questa iniziativa, la reazione è stata violenta. Capraro ha intimato a Perniciaro di licenziare Giovanna Rizzo entro la fine del mese, minacciando gravi conseguenze: «Trovala e buttala fuori… per sta cosa non rinnovare il contratto perché noi responsabilità non ce ne prendiamo e tu potresti avere problemi seri». Capraro ha anche mostrato il suo disprezzo nei confronti di Perniciaro, apostrofandolo come “cornuto e carabiniere“, accusandolo di non seguire gli ordini, in particolare riguardo al parcheggio dei mezzi della M.D. Srl.
Infine, quando la società M.D. ha saldato gli arretrati ai lavoratori, Capraro e Vasile hanno ordinato a uno dei loro uomini fidati di incendiare due automezzi della ditta, appartenenti al marito di Giovanna Rizzo, Gaetano Di Francesco, come rappresaglia per il comportamento ritenuto inaccettabile.
Le indagini hanno dunque svelato come il controllo mafioso non riguardasse solo gli affari illeciti ma anche le dinamiche interne alle aziende locali, con i boss che imponevano il loro potere tramite intimidazioni e azioni violente, creando un clima di sottomissione e clientelismo per mantenere il controllo sul territorio.
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