di Eugenio Cairone
Era stata abbandonata dopo un crollo che per miracolo non causò vittime.
Si, perché quel giorno di 37 anni fa nella chiesa di San Biagio a Cammarata si era appena celebrato un matrimonio.
Pericolo scampato per tutti e decisione saggia di chiudere al culto la chiesa.
Si pensava, però, fosse necessaria una chiusura temporanea, giusto il tempo del restauro. Invece, più che il destino, lo volle la mente umana: la chiesa un tempo punto di riferimento per i fedeli della zona venne chiusa definitivamente.
La chiusura e il totale abbandono hanno creato una situazione allucinante con il susseguirsi di crolli dentro e fuori la chiesa a causa di infiltrazioni d’acqua.
Danni sopra danni insomma fino ad arrivare al restauro dell’edificio e al suo recupero. Ma ci sono voluti ben 37 anni, un tempo infinito prima di poter riconsegnare ai cammaratesi l’antica chiesa.
Questo venerdì alle 19 la cerimonia per la riapertura di quella porta chiusa dal 24 dicembre 1980.
Sarà presente per l’occasione la Soprintendente ai Beni Culturali di Agrigento Gabriella Costantino, don Giuseppe Pontillo Direttore dell’Ufficio Beni Culturali ecclesiastici della Curia agrigentina, don Mario Albanese arciprete emerito di Cammarata.
Ad illustrare le opere di ristrutturazione sarà Antonino Margagliotta, l’ingegnere progettista e direttore dei lavori.
Tracce dell’antichissima chiesa di San Biagio si hanno a partire dal 1219 cosi come ha citato in alcuni documenti il compianto storico cammaratese Domenico De Gregorio.
Nel 1605, venne fondata la “Congregazione dell’Oratorio”. A San Biagio venne sepolto il primo Arciprete del vicino paese di San Giovani Gemini,don Girolamo Vanni scomparso il 2 ottobre del 1628. Già nel 1916 la chiesa venne chiusa al culto per dieci anni.
Rettore a San Biagio per tantissimi anni è stato don Vincenzo Pollina scomparso nel 1981. Le opere custodite nella chiesa furono trasferite alla Matrice, a San Domenico e nella vicina chiesetta di San Sebastiano. “Meglio tardi che mai” sostengono i cammaratesi.
E’ proprio cosi. Perché il paese montano e i suoi fedeli non potevano perdere per sempre un bene importante con i locali sotterranei dove solo adesso è possibile accedere.
Grazie a chi ha fatto di tutto per arrivare al momento più atteso.
Eugenio Cairone
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