Bufera a Favara dopo il pezzo su Repubblica di Bolzoni e la richiesta di scuse pubbliche chieste dal sindaco Alba e dall’onorevole Di Caro. Intervista all’editore Antonio Liotta.
A Favara in molti non hanno digerito il pezzo del giornalista di La Repubblica Attilio Bolzoni, a seguito delle “zero presenze”, in occasione della presentazione del volume da lui curato: “La mafia dopo le stragi”, alla Farm Cultural Park organizzato dall’editore Antonio Liotta.
Un libro importante composto da articoli di vari autori, impegnati nel campo della lotta alla mafia.
Eppure nonostante in molte parti d’Italia il testo abbia ottenuto molta attenzione, a Favara città da anni impegnata in una forma di possibile primavera di riscatto sociale, “nessuno, proprio nessuno” scrive Bolzoni, è andato alla presentazione.
La sua riflessione sull’accaduto è stata pubblicata su un pezzo di Repubblica e non è andata giù né al sindaco Anna Alba, né al deputato Giovanni Di Caro, entrambi del Movimento 5 Stelle.
“..Lei stesso ha ammesso – ha scritto in una nota l’onorevole Di Caro – che l’evento è stato organizzato maldestramente. La mia città, Favara, ha impiegato del tempo per raschiarsi di dosso quel marchio d’orrore che tutti i siciliani si portano appresso come il numero sulla
carne degli ebrei dei lager. Lei cerca di rinvigorire quel marchio per un titolo sul giornale in più. Gli imprenditori di Favara sono persone laboriose che non si sono fatti piegare dalla crisi e che lottano ogni giorno contro la macchina infernale della burocrazia, restando fermi e dritti sulla strada della legalità. Dire che i favaresi sono tutti mafiosi è come dire che i giornalisti sono tutti faziosi. Lei accosta le imprese di Favara alla mafia; i miei concittadini al malaffare e non è giusto, non è onesto e non le fa onore…”.
Per dovere di cronaca Bolzoni, non scrive espressamente qualcosa del genere nel suo pezzo, si limita a dire che è un fatto unico quello che nessuno sia venuto alla presentazione del suo libro, proprio nessuno, incluso persino chi lo avrebbe dovuto presentare.
Un episodio mai accaduto prima, Bolzoni ha poi raccontato del pentito Quaranta che sta raccontando novità sulla politica e l’imprenditoria locale. Nel scrivere il pezzo l’ironia non è però mancata e forse questa ha fatto infuriare la politica terminando il pezzo dicendo che a Farava non è venuto nessuno perché “c’era Malutempu”.
Su questa polemica abbiamo intervistato l’organizzatore dell’evento il dottore Antonio Liotta che ha voluto esprimere il suo punto di vista sull’accaduto.
Come ti spieghi la mancanza di spettatori? Un possibile segnale?
“Ci sono state una serie di circostanze che non hanno portato pubblico, come ho spiegato ad Attilio. Purtroppo quella sera c’era maltempo insolito, una coincidenza di un funerale di un professore molto conosciuto, altri erano in un recital di poesie a Comitini, alcuni erano in una presentazione di una mostra fotografica ad Agrigento”.
Come reputi l’articolo di Bolzoni su Repubblica oggetto delle critiche?
“Leggendo quell’articolo si vede una riflessione con un certo significato, per molti versi la verità. Favara è un paese dove la mafia c’è stata e c’è. Questa non è una novità di Attilio Bolzoni. Quando si dice siamo stati offesi tutti i favaresi resto incredulo, a leggere certi commenti sui social mi è venuto da ridere e qui mi fermo”.
Pensi che ci sia stata una risposta sproporzionata da alcuni settori del mondo politico nel chiedere le scuse a Bolzoni?
“Sì, le scuse non vanno chieste. Secondo me c’è stata una pessima interpretazione del pezzo, i social hanno un sistema che presta scarsa attenzione ai fatti. Per il resto a Favara in questo momento è una fase delicata, dopo alcuni fatti di cronaca, ma non penso affatto che possano avere influito sulla mancanza di pubblico alla presentazione dell’evento. Ordine di scuderia lo escludo, non è credibile che sia
potuto succedere. Semplicemente stavamo organizzando nei giorni precedenti più eventi”.
Una vicenda quindi che ha scosso l’orgoglio di alcuni favaresi, ma che nel sentire lo stesso organizzatore, ci fa comprendere come il tutto nasca da una pessima figura oggettiva che la società civile della cittadina ha fatto. Attilio Bolzoni nel suo blog sta coordinando un dibattito nazionale di grande importanza, forse hanno fatto bene a rinvitarlo a Favara dopo l’accaduto, magari con l’Amministrazione che si scusi con il famoso giornalista, perché se è vero che Antonio Liotta non ha coinvolto direttamente la giunta con il suo sindaco, in quella passata presentazione, è anche vero che la Farm Cultural Park e la casa editrice Medinova, in questi anni hanno rappresentato una fetta significativa di quella società civile che tanto lustro ha dato a Favara.
Un sindaco ha la rappresentanza della città, anche quando le cose non vanno per il meglio, l’articolo di Bolzoni con la sua ironia ha colpito l’orgoglio, ma c’è da chiedersi: era legittimo porsi delle domande per un pubblico zero per un testo così importante oppure no? Che impressione avrebbe dovuto avere l’autore?
Forse per il futuro tra società civile e politica cittadina favarese, sarà meglio avere un migliore coordinamento, in modo da evitare pessime figure a livello nazionale, con interpretazioni che rischiano di farci apparire sempre la solita terra pirandelliana.
Calogero Conigliaro
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