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Home » L’angolo di don Diego » Auguri  pasquali  con le provocazioni della  Settimana Santa

Auguri  pasquali  con le provocazioni della  Settimana Santa

Redazione Di Diego Acquisto
24 Marzo 2024
in L’angolo di don Diego
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Settimana quella di  quest’anno che  inizia in un periodo in cui vanno di moda alcune pubblicazioni come, per esempio,  l’ultima pubblicazione dal titolo significativamente provocatorio “Quel che resta dei cattolici oggi…”. Contemporaneamente  si tiene a far sapere che adesso da parte dei giovani che decidono di sposarsi,   la richiesta del matrimonio religioso  risulterebbe minoritaria rispetto al passato, quando era esattamente il contrario; così come, pure adesso, nei social non si manca di sottolineare la visibile diminuzione della  presenza dei fedeli cattolici alla Messa domenicale.  In questo sfondo sociale, sicuramente diverso dal passato su cui è necessario riflettere, inizia la Settimana Santa, con la domenica delle Palme, cioè l’accoglienza trionfale di Gesù  a Gerusalemme. Un’accoglienza che  allora suscitò contemporaneamente una  grande  preoccupazione, da parte delle Autorità politico-religiose.  Autorità religiose di allora, fortemente gelose custodi delle tradizioni, che tutto concentravano nel grande Tempio, verso cui unicamente si doveva guardare per onorare Dio e dove, perciò, solamente bisognava andare  a pregare, portando ciascuno, secondo le proprie possibilità, anche una sua personale offerta, anche  in moneta. 

E sappiamo che all’interno del Tempio,   per le offerte in denaro dovevano essere utilizzate solo quelle monete senza immagine dell’imperatore romano, che, tra l’altro, era un pagano di nome Tiberio. Quindi solo monete coniate dal Tempio, per garantirne  la loro accettazione, con tutto quello  che tale adempimento  si portava dietro e  provocava. Ecco perché Gesù, solo in questo caso  – come ci riferiscono  gli evangelisti –  usa parole veramente  dure  e maniere  inusuali , per allontanare dal Tempio i profanatori. Si  tratta dell’unico momento in cui  Gesù, si mostra  veramente innervosito, per quello che proprio nel Tempio succedeva, a causa di questo tipo di commercio. Il messaggio di Gesù  fu chiaro. Era arrivato  il tempo di cambiare davvero mentalità anzitutto sull’importanza del luogo fisico. In risalto il  bisogno adorare in un nuovo Tempio non materiale, che deve essere il corpo vivo dell’uomo, vero tempio di Dio. Intanto,  a partire dal Suo Corpo di sacerdote-vittima, che si immola in maniera cruenta  sulla Croce e vuole che questo sacrificio di una nuova ed eterna  alleanza  si rinnovi, incruentemente,  nel nuovo Sacrifico da Lui istituito che è la MESSA;  dove Lui si rende presente nel povero segno del pane vino che diventano Suo corpo e Suo sangue.

La domenica delle Palme che ricorda il trionfo di Cristo acclamato a Gerusalemme, segna anche l’inizio della passione, perché proprio per quello che aveva fatto e detto sul Tempio,  Gesù sarà subito perseguitato, arrestato, abbandonato da tutti, offeso ed umiliato, tradito non solo a Giuda che lo consegna per  trenta denari, ma anche da Pietro che, per paura,  dice e afferma  di non conoscerlo. E Gesù, dopo ogni sorta di insulti, sputi ed   offese di ogni genere,  viene messo in croce e muore, con la braccia spalancate, in segno di amore verso tutti, nessuno escluso. Ma, poi, messo nel sepolcro, dopo tre giorni, risorge.  Il sepolcro  vuoto,  viene visitato dalle pie donne che portano il primo annuncio e, poi, dagli Apostoli impauriti. Apostoli che però poi, gradualmente si riprendono e cinquanta giorni dopo, con la forza dello Spirito,  ricevuto mentre ancora  erano assieme riuniti nel Cenacolo per farsi reciprocamente coraggio,  iniziano finalmente  ad annunciarLo.  Gesù Risorto è il Salvatore, solo in Lui Risorto, che ha vinto la morte,  c’è salvezza. 

E così, come dicono i Padri della Chiesa,  nasce la Chiesa a partire dal sepolcro vuoto, sconvolgendo tutti i piani dei perbenisti che con la morte in Croce pensavano di essersi liberati da questo grande disturbatore della pubblica quiete e quindi pensavano di  aver  vinto definitivamente la partita. Quando invece con la risurrezione tutto comincia ed il Cristianesimo soppianta non solo il Giudaismo fondato sulla legge mosaica, ma, gradualmente,  in un tempo davvero relativamente breve,  il paganesimo dilagante ed imperante, dei Romani e  dei Greci;  arrivando presto anche in Sicilia, nell’antica AKRAGAS dove era stato  innalzato a Giove, considerato il padre degli dei e degli omini, il più grande e maestoso tempio di quell’epoca. Un tempio così grande e maestoso, – come testimonia il Telamone recentemente ricostruito – che non si trovava nemmeno ad Atene, allora capitale della cultura e di quel tipo di religione politeista, pagana.

La Settimana Santa segnata inizialmente dall’accoglienza trionfale di Gesù, a cui pero segue subito la persecuzione e  quindi  la  via Crucis con la morte in Croce,  si conclude con il trionfo sulla morte, Cioè con  la PASQUA di Risurrezione.

Ed in questi giorni in mezzo alle grandi tragedie che l’umanità  sta vivendo con la guerra in Ucraina, in Medio Oriente, nella striscia di Gaza,  con  le indicibili sofferenze di Ebrei e Palestinesi, ecco la Via Crucis delle nostre Città, segnate da situazioni disumane. 

A Catania, per esempio – (lo ha voluto ricordare l’arcivescovo Luigi Renna) – la Via Crucis passa davanti alla Villa Bellini, con la sua bellezza, ma anche  con il triste ricordo di uno stupro che accomuna  Catania alla storia di diverse  altre città,  nelle quali il vuoto del cuore porta alcuni giovami a divenire branco…branco da cui guardarsi. E così altri luoghi, dovunque, nelle nostre città, la Via Crucis passa vicino a quegli angoli in cui sostano i clochard, dove la prostituta vende il suo corpo,  dove il lavoratore  sottopagato riceve poche decine di euro, dove il giovane tossicodipendente marina la scuola e spende i soldi  per procurarsi i suoi danni con la droga.

E – vedi un po’ –  provocatoriamente la Settimana Santa, si conclude con la Risurrezione. Un  monito questo per ciascuno, ad accogliere  la forza del Risorto, per riprendersi e  risorgere nel rispetto anzitutto della propria persona, che è tempio sacro di Dio.

 Tempio da cui, prima che da ogni altro luogo,  si deve alzare a Dio il proprio inno personale di lode. E, poi, verso gli altri nel compimento del proprio dovere, nella vita privata e pubblica, nelle mansioni che si devono esercitare, specie se  democraticamente  eletti in un una carica pubblica  dal voto dei cittadini.  Le difficoltà non mancano,  ma Gesù è risorto. E Papa Francesco, per questa Settimana Santa ci ricorda che la gloria di Dio è amare fino a dare la vita. Per  Gesù la sua Passione è l’ora della   glorificazione. Perché la gloria vera non corrisponde al successo umano, alla fama o alla popolarità. La gloria vera è fatta di dono e di perdono, uscendo da sé, con rispetto, fortezza,  pazienza e spirito i servizio,  nell’incontro con gli altri da sentire tutti come fratelli e sorelle. Allora, in questo senso,  auguri di  vita e di risurrezione, accogliendo l’invito collegiale dei vescovi italiani,  a concentrare l’attenzione su quattro verbi: vedere, lottare, agire, scegliere,   per sostenere un nuovo orizzonte di vero impegno di liberazione da ogni forma comunque camuffata di schiavitù.  Buona Pasqua !

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