Il Tribunale Militare di Napoli ha assolto con formula piena un brigadiere della Guardia di Finanza, difeso dall’avvocato William Giacalone, dalle gravi accuse mosse nei suoi confronti. Il militare era finito sotto processo per reati previsti dal Codice Penale Militare di Pace, tra cui simulazione di infermità aggravata (artt. 159 e 47, comma 2 c.p.m.p.), truffa pluriaggravata (artt. 234, comma 1, e 47, n. 2 c.p.m.p.) e collusione aggravata con estranei per frodare la finanza (artt. 3 legge 1383/1941 e 47, n. 2 c.p.m.p.).
Nonostante la richiesta del Pubblico Ministero di oltre un anno di reclusione, il Collegio ha accolto la tesi difensiva presentata dall’avv. Giacalone, secondo cui le accuse mosse contro l’imputato erano prive di fondamento. La sentenza è giunta al termine di un giudizio abbreviato, durante il quale sono stati ascoltati come testimoni due ufficiali della Guardia di Finanza che avevano condotto le indagini.
L’avvocato Giacalone ha dimostrato che il fatto contestato non sussisteva, evidenziando come le prove raccolte dall’accusa fossero insufficienti a giustificare una condanna. In particolare, il Tribunale ha stabilito che una malattia invalidante, sebbene impedisca lo svolgimento della specifica mansione lavorativa, non esclude la compatibilità con altre attività fisiche. Questa interpretazione era stata contestata dalla Procura Militare.
“È motivo di grande soddisfazione aver restituito serenità a un militare con una lunga carriera alle spalle. Le accuse erano gravi e infamanti, ma la verità dei fatti è emersa. In caso di condanna, oltre alla pena detentiva, il brigadiere avrebbe rischiato ripercussioni anche sul piano pensionistico,” ha dichiarato l’avv. Giacalone.
Questa sentenza ribadisce l’importanza di una corretta interpretazione delle norme del Codice Penale Militare di Pace, che prevede pene più severe per i militari, ma che richiede, al contempo, un rigoroso rispetto delle garanzie procedurali.
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