AGRIGENTO – I debiti di Aica nei confronti di Siciliacque hanno raggiunto quota 23 milioni di euro. Una cifra pesante che ha già portato al pignoramento di circa due milioni e che rischia di compromettere la stabilità finanziaria della società consortile che gestisce il servizio idrico in provincia di Agrigento.
Il presidente del Cda, Danila Nobile, ha respinto con fermezza le accuse di inadempienza e ha ribadito come il mancato pagamento delle retribuzioni ai dipendenti non sia imputabile alla governance di Aica, ma alle difficoltà generate dall’azione esecutiva di Siciliacque. «Stiamo agendo con senso di responsabilità e nel pieno rispetto della legalità – ha spiegato Nobile –. Non accetteremo modalità comunicative che alimentano allarmismo. Ai cittadini va garantito il servizio e tutelati i lavoratori».
Sul tema è intervenuta anche Roberta Lala, presidente di Viva Agrigento, che ha posto l’accento sulla necessità di chiarezza nelle comunicazioni tra enti e sul rispetto dei diritti degli utenti. In particolare, ha sollecitato risposte sull’applicazione della tariffa idrica ad Aica e sul bonus idrico introdotto nel 2016, che secondo la Corte dei Conti sarebbe stato “non regolarmente erogato” a chi ne aveva diritto.
Intanto, per i Comuni morosi restano previsti i tagli nell’erogazione idrica entro i limiti di legge. Un’ulteriore criticità che, insieme all’anticipo del fermo biologico e all’aumento dei costi di gestione, rischia di aggravare la situazione di un comparto già provato.
Il confronto tra Aica e Siciliacque appare dunque destinato a spostarsi sul piano politico e istituzionale. I sindacati hanno espresso preoccupazione per il pagamento degli stipendi e per la gestione delle bollette, sottolineando come la continuità del servizio idrico resti un bene essenziale che non può essere messo in discussione.
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