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Home » Politica » Agrigento senz’acqua e senza risposte: la Democrazia Cristiana alza la voce contro il Sindaco

Agrigento senz’acqua e senza risposte: la Democrazia Cristiana alza la voce contro il Sindaco

Elio Di Bella Di Elio Di Bella
20 Giugno 2025
in Politica
crisi idrica

crisi idrica

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In comunicato diffuso all’indomani del Consiglio comunale, i consiglieri Roberta Zicari e Pasquale Spataro sparano a zero sulla Giunta, bollando l’intervento del sindaco come «aggiornato su tutto ma deciso su niente». La nota – un fuoco di fila di domande retoriche su AICA, dissalatore, depuratore e appalto delle reti – denuncia l’assenza di un indirizzo politico chiaro davanti alla più grave crisi idrica degli ultimi decenni.

Riportiamo integralmente la nota della Dc: “Non siamo soddisfatti del Consiglio Comunale di ieri: il Sindaco non ha preso nessuna posizione politica né ha preso le distanze da nulla, anzi ha affermato di essere sempre aggiornato su tutto!
Molti discorsi volti ad eludere i nodi focali della questione: Aica è fallita, cosa fare? Metterla in liquidazione e come gestire il servizio? Ambito unico o un nuovo gestore?
Il dissalatore servirà davvero o costerà troppo l’ acqua e non verrà utilizzato?
Il depuratore quando verrà inaugurato e l’ acqua recuperata?
L‘appalto delle reti, ha addirittura avuto una accelerata ci hanno detto ieri! Quindi nessun problema, procederà spedito!?!?
Ci scusiamo con la cittadinanza, noi proviamo a porre le domande ma le risposte questa Amministrazione non le dà!!!!

La società consortile che dovrebbe gestire il servizio idrico è sotto pignoramento per oltre 2 milioni di euro, con un’esposizione complessiva che sfiora i 19 milioni. Il presidente del CdA si è dimesso e l’ipotesi commissariamento si fa ogni giorno più concreta. Il fallimento de facto evocato dai consiglieri DC non è quindi una boutade, ma un rischio imminente che spalancherebbe scenari incontrollabili per il servizio idrico in tutta la provincia. Il Governo regionale annuncia 90 milioni per i dissalatori, ma a Porto Empedocle l’opposizione chiede acqua gratuita per i residenti, temendo che l’impianto trasformi la città in una “colonia idrica” con zero benefici locali. L’interrogativo lanciato dalla DC (“servirà davvero o costerà troppo?”) risuona: senza un piano tariffario trasparente, il rischio è che l’acqua dissalata resti più cara del vino.

Il nuovo impianto di depurazione di Timpa dei Palombi è ultimato, ma nessuno ha ancora attaccato la spina. Risultato: 40 milioni di euro parcheggiati e un mare che continua a pagare lo scotto di scarichi non trattati. La DC, tra le righe, insinua che l’inaugurazione slitti per non rovinare la narrazione della “Capitale italiana della Cultura 2025” con un impianto fantasma in cartolina.

Il presidente Schifani ha benedetto ad aprile l’apertura del cantiere da 37 milioni per rifare 45 km di condotte, promettendo fine ai razionamenti in 12 mesi. In Aula, però, l’assessore parla di «accelerata» ‒ e la DC replica con un sarcasmo che sa di sfiducia: “quindi nessun problema, procederà spedito?!”. Tradotto: senza un cronoprogramma pubblico e penali severe, l’opera rischia di finire nella palude burocratica che per anni ha bloccato i fondi.

Più che un semplice j’accuse tecnico, la sortita di Zicari e Spataro è un abile posizionamento politico. La nuova Dc di Totò Cuffaro punta a egemonizzare il campo centrista in vista delle Amministrative 2026. Dipingere Miccichè (civico, ma sostenuto dal centrodestra classico) come sindaco “non pervenuto” serve a erodere consensi tra i quartieri popolari assetati di acqua e di risposte. Intanto Fratelli d’Italia e Forza Italia si logorano nella gestione AICA, lasciando ai democristiani il ruolo di vigilantes dell’interesse pubblico.Agrigento, capitale della cultura, vive senza la cultura delle infrastrutture: reti colabrodo e dissalatore contestato. L’opposizione chiede un piano straordinario che unifichi gestione, investimenti e tariffe; la Giunta risponde-secondo la Democrazia cristiana – con la tattica del rinvio.

Se l’amministrazione non riaccende la luce (e la pompa) sul dossier idrico, rischia di consegnare alla DC un comodo megafono di piazza. Perché in politica, come nei tubi, il vuoto prima o poi si riempie: o di acqua, o di voti avversari.

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Tags: crisi idrica
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