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Home » Cronaca » Agrigento, l’allarme degli animalisti è un caso nazionale : non possiamo salvare i cani

Agrigento, l’allarme degli animalisti è un caso nazionale : non possiamo salvare i cani

12 Febbraio 2018
in Cronaca, Top
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Agrigento, l’allarme degli animalisti: “Non possiamo più salvare i cani randagi”.

 Ci sono diverse associazioni che si occupano della cura dei randagi – temono che il rigore di una norma metta a rischio la vita stessa dei cani.

I cani randagi diventano “cani del territorio”. Divieto ai privati di prelevare cani randagi per strada, pena la segnalazione con multa da 86 a 520 euro. Prende vigore il decreto dell’assessore alla salute della Regione siciliana emanato lo scorso 3 novembre e applicato ora dalla Asp di Agrigento, la prima a farlo in tutta la Sicilia, regione che, sul tema randagismo, ha una propria legge che risale al 2000, la n. 15.  Un fatto che ha generato molta confusione e anche rabbia tra le associazioni di volontariato che tanto hanno fatto contenendo il più possibile il fenomeno randagismo. La notizia è rimbalzata sulla stampa nazionale.

Secondo il direttore del servizio di igiene degli alimenti e delle prevenzioni zootecniche, Antonio Izzo, che ha firmato la disposizione per comuni e veterinari :«Il cane del territorio è di proprietà del sindaco e nessuno è autorizzato a prelevarlo. La normativa è chiara: i cani vanno prelevati da personale specializzato e autorizzato, portati nei canili sanitari dove restano in osservazione per dieci giorni e microchippati, e solo dopo possono essere dati in adozione».

Gli animalisti, si legge in un articolo pubblicato dalla Stampa di Torino, lamentano la poca attenzione delle amministrazioni comunali e la scarsità di canili sul territorio: «In questi mesi abbiamo fatto corsi per più di 150 operatori – spiega Izzo – e i comuni se non hanno strutture proprie hanno convenzioni con canili privati autorizzati. Il decreto serve a combattere il randagismo, abbiamo microchippato 60mila cani e ne abbiamo sterilizzati seimila in questi anni». Il timore degli animalisti è che il rigore di questa norma possa mettere a rischio la vita stessa dei cani: «Anche se ha come obiettivo quello di contenere il fenomeno del randagismo – avverte Almaria Dominici che guida l’associazione “L’Itaca di Argo”- questa disposizione mette fuorilegge privati cittadini e associazioni che sono mosse solo da compassione e senso civico e che finora hanno sopperito alle carenze delle strutture pubbliche». 

 

 

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