È stata inaugurata alle Fabbriche di Agrigento, sede decentrata della Fondazione Orestiadi di Gibellina, la mostra “La pietra di Damasco”, un omaggio al dialogo tra culture attraverso l’arte. In esposizione, sculture in vetro soffiato e disegni su carta antica realizzati dall’artista palermitano Michele Canzoneri durante un soggiorno in Siria nel 2003. L’esperienza fu frutto di un invito di Ludovico Corrao, figura emblematica delle Orestiadi, nell’ambito di un progetto internazionale che promuoveva il legame tra le culture mediterranee e mediorientali. La mostra, oltre a esaltare la sensibilità artistica di Canzoneri, rappresenta un messaggio forte e attuale: la volontà di mantenere vivo il dialogo con il mondo arabo e mediorientale, segnato da crisi e violenze che hanno colpito anche il suo inestimabile patrimonio culturale. Parte di questo patrimonio è stato immortalato proprio da Canzoneri vent’anni fa, in opere che oggi risuonano come un tributo alla memoria e alla resistenza della cultura.
“Quell’invito da parte di Corrao – racconta l’artista – mi fu molto d’aiuto anche sul piano personale, perché mi convinse a superare una mia fobia nel viaggiare in aereo”. “La pietra di Damasco” invita il pubblico a riflettere sull’importanza del dialogo interculturale e sul valore dell’arte come strumento di testimonianza e resilienza, ponendo l’accento sul legame profondo tra tradizione e contemporaneità.
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