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Agrigento festante si stringe oggi attorno a S. Gerlando suo patrono

Redazione Di Diego Acquisto
25 Febbraio 2019
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“Festante alleluiando”, Agrigento città e provincia-arcidiocesi, si stringe oggi, giorno della sua festa liturgica, attorno al suo patrono S. Gerlando, “benigno padre e grande protettor”.

Come è noto per i Santi si festeggia il giorno della loro conclusione di vita sulla terra, che coincide con l’inizio della vita di eterna beatitudine in cielo, e che  perciò viene  chiamato, giorno della nascita, “dies natalis”. Che per S. Gerlando è avvenuto il 25 febbraio del 1100, cioè 919 anni fa, dopo dodici anni di intensa e zelante attività apostolica di rievangelizzazione della nostra diocesi, in quel tempo ancora più vasta di quella attuale, dato che comprendeva anche non pochi Comuni che successivamente sono passati alle diocesi di Monreale e Palermo .

Gerlando, primo vescovo agrigentino del secondo millennio – dopo quasi tre secoli di dominazione araba in cui la fede cristiana era ridotta al lumicino – è giustamente considerato il secondo fondatore della diocesi, dopo S. Libertino, primo vescovo, che una tradizione, che non trova però credibile documentazione storica ,  vorrebbe anche addirittura inviato da S. Pietro.

Agrigento festante si stringe oggi attorno a S. Gerlando suo patrono 

Abbiamo messo tra virgolette le parole “Festante alleluiando”, perché sono quelle  dell’inno ufficiale che dopo otto anni ancora, accompagnato dalle potenti note dell’organo, tornerà oggi, durante il solenne pontificale,   a risuonare nella storica Cattedrale riaperta al culto appena due giorni fa, lo scorso venerdì 22 febbraio, festa liturgica della Cattedra di S. Pietro.

Dopo tutte le vicende di questi  ultimi otto anni ,  che in questi due giorni da più parti sono state sommariamente  ricordate, il popolo fedele oggi tornerà  a gremire la grande Cattedrale voluta dal Santo proprio sul punto più alto della Città, “come la vedetta che, mentre vigila e protegge chi abita questa terra ed  invita a guardare il cielo”, come ha ben detto il nostro pastore don Franco.

Il quale, sicuramente facendo riferimento alle vicende vissute durante i 2.920 giorni di chiusura, con tutte le inutili lungaggini e tergiversazioni burocratiche,  non poteva  mancare di ricordare ed  ammonire che “ I lavori non sono completati, c’è ancora tanto da fare. Si deve completare la messa in sicurezza dell’edificio”, ….e quindi, cosa importantissima  ed  urgente,  al più presto “iniziare il rinsaldamento della collina ”.

Ecco perché, pur dando  grande risalto all’evento festoso della riapertura , anche la nostra testata giornalistica, raccogliendo l’ammonimento del card. Montenegro,  ha voluto titolare . “ la Cattedrale è uscita dal coma ma resta malata”.

Ed allora oggi mentre si festeggia il Patrono, ripensando al suo zelo missionario ed al suo spirito di sacrificio, che lo hanno portato a lasciare  Besançon e la sua Francia, per venire in terra agrigentina, con le parole  del compianto  Mons Domenico De Gregorio (per le parole  autore dell’inno ufficiale), il messaggio profetico che ci perviene  dal Santo, come è stato visto in terra agrigentina dal 1088 al 1100.        

“Gerlando uomo dalla carità senza confini.  Pur vivendo poveramente, fu generoso e splendido nella carità, ospitale e coraggioso nella difesa dei deboli, intervenendo sempre in loro aiuto e fu sua massima preoccupazione e cura nutrire i poveri, ospitare i pellegrini, visitare gli ammalati, difendere e tutelare le vedove, sostentare i pupilli e gli orfani. Nella sua povertà generoso, pio nell’ospitalità, munifico nel donare, splendido nella carità” (Mons. Domenico De Gregorio).

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