“C’è più stato di rassegnazione da parte dei cittadini che presenza di Stato intorno ad Agrigento Capitale Italiana della Cultura”. Con queste parole, Alfonso Alaimo, coordinatore regionale di Alternativa Popolare in Sicilia, lancia un duro attacco sulla gestione degli eventi legati all’anno della Capitale della Cultura.
Alaimo non usa mezzi termini per definire la situazione: “È squalificante, vergognoso ed umiliante dover prendere atto dell’annullamento di ‘Sphairos’, un appuntamento di grande rilevanza che avrebbe visto la partecipazione di filosofi del calibro di Massimo Cacciari, Vito Mancuso e Maurizio Veneziani. Ma la situazione diventa ancora più grave se si considera che anche l’evento ‘Efebo d’Oro’ è a rischio, poiché l’ente organizzatore, il Centro di Ricerca per la Narrativa e il Cinema, lamenta ‘l’assenza di certezze rispetto al sostegno economico assegnato agli eventi’. Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere”.
La critica di Alaimo si concentra anche sulla gestione della Fondazione Capitale della Cultura e sulle recenti dichiarazioni del commissario Maria Teresa Cucinotta: “Dalla Fondazione, la Cucinotta afferma testualmente: ‘Quelle date previste non erano tassative. E nel programma qualche cambiamento ci sarà, ma gli eventi si faranno’. Un’affermazione a nostro avviso gravissima. Alternativa Popolare Sicilia chiede, ininterrottamente da dicembre, un deciso cambio di rotta; ma la rotta è rimasta contro vento. Come si può programmare in questo modo un evento di tale portata? Come può un tour operator vendere dei pacchetti per Agrigento senza sapere se e quando ci saranno gli eventi? Come si può incentivare un flusso di visitatori senza avere certezze sul calendario degli appuntamenti?”.
Alaimo conclude il suo intervento con un affondo all’amministrazione comunale: “È totalmente latitante sotto ogni punto di vista e i cittadini vivono ormai schiacciati dal peso di un’atavica rassegnazione. Non sappiamo se ormai sia tardi per recuperare qualcosa. Chiediamo però un sussulto d’orgoglio per salvare almeno la dignità che la storia ha creato attorno al nome di Akragas”.
Le parole di Alaimo si inseriscono in un dibattito acceso sulla gestione dell’anno di Agrigento Capitale della Cultura, sollevando interrogativi su una programmazione che appare sempre più fragile e su un’amministrazione accusata di non essere all’altezza delle aspettative generate dal titolo assegnato alla città.
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