Il 31 marzo 2023 Agrigento è stata proclamata Capitale della Cultura Italiana 2025: ha vinto sulle altre pretendenti presentando un progetto culturale in collaborazione con Lampedusa e i Comuni del territorio che esplora l’armonia e i conflitti tra i 4 elementi di Empedocle, dal titolo “Il sé, l’altro e la natura. Relazioni e trasformazioni culturali”.
Ma cos’è l’iniziativa Capitale italiana della cultura: è stata istituita nel 2014, con il decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, convertito con modificazioni dalla legge 29 luglio 2014, n. 106 (articolo 7, comma 3quater), dietro proposta del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, sulla scorta della grande partecipazione delle città italiane alla selezione per la Capitale europea della cultura 2019, cha ha visto uscirne vittoriosa la città di Matera. Obiettivo della manifestazione è quello di sostenere, incoraggiare e valorizzare la capacità progettuale e attuativa delle città italiane nel campo della cultura e le attività di valorizzazione del patrimonio culturale italiano, sia materiale che immateriale, attraverso una forma di confronto e di competizione tra le diverse realtà territoriali, incentivando così la crescita del turismo e dei relativi investimenti.
Sono state insignite del titolo le città di Cagliari, Lecce, Perugia, Ravenna e Siena nel 2015, Mantova nel 2016, Pistoia nel 2017, Palermo nel 2018, Parma nel 2020-2021. Procida è stata la capitale per il 2022, mentre Bergamo e Brescia, per il 2023.
Essere nominata Capitale italiana della Cultura può portare numerosi vantaggi a livello di visibilità, sviluppo culturale e turismo intesi come:
Ne consegue che in occasione della nomina annuale, la città designata organizza eventi, mostre ed iniziative che mirano alla rigenerazione culturale e territoriale del luogo, da un lato conferendo ai residenti la possibilità di riscoprire la propria città e di aumentarne il valore identitario, e dall’altro concedendo ai turisti maggiori driver, ispirazioni e motivazioni per i propri viaggi e soggiorni. Ad un primo livello, dunque, “Capitale della cultura italiana” favorisce la promozione e valorizzazione del territorio, la riqualificazione urbana e il miglioramento dei servizi della città vincitrice del bando, specialmente per l’accoglienza turistica. In un senso più ampio, l’obiettivo ultimo dell’iniziativa è sviluppare una maggior consapevolezza di ciò che si definisce “cultura” e del valore che le si attribuisce, aprendo le porte ad una riflessione critica e allo stesso tempo stimolando all’azione i finanziatori, i collaboratori, i gruppi di interesse locale o esterni, le istituzioni pubbliche di riferimento chiave del territorio. “Capitale Italiana della Cultura” mira così ad essere un’iniziativa utile non solo alla valorizzazione del Paese, ma anche alla sua comprensione e riscoperta, ricordando e sostenendo l’importanza della cultura, intesa come bene comune e accessibile a tutti. Alcune delle città che hanno preceduto Agrigento hanno prodotto dei dossier, o comunque dei report, per illustrare i risultati ottenuti a seguito della nomina. I risultati sono estremamente incoraggianti: aumento del flusso turistico, non solo per l’anno di nomina ma anche per i successivi, aumento dell’apprezzamento culturale straniero ma anche dei cittadini, aumento nella nascita di nuove attività e quindi aumento di ricchezza per la città stessa e risveglio della consapevolezza di cittadinanza.
I fattori principali di successo sembrano aver avuto luogo da strette collaborazioni fra pubblico e privato; i punti di criticità sono stati i limiti nel sistema di trasporti urbano e interurbano, il senso di scarsa sicurezza e la percezione di carenze nel decoro e nella pulizia degli spazi pubblici, evidenziati sia da operatori economici che dai turisti stessi, fattori che incidono sulla possibilità di vivere un’esperienza di visita pienamente soddisfacente e significativa. A parte l’incremento dei turisti, nel numero ma anche nei giorni di permeanza, è stato rilevante anche il ritorno negli anni successivi, sintomo di gradimento dell’ambiente, non generato solamente da eventi annuali. La vivibilità per i cittadini è risultata migliorata dalle opere non solo provvisionali ma durature legate agli investimenti generati dall’evento. Il rapporto fra pubblico e privato ha avuto l’effetto di snellire la burocrazia rendendo più agili i lavori e le realizzazioni. La più recente esperienza è quella di Procida, un’isola di 10.500 abitanti, che si definiva l’isola “dei quaranta giorni”, in cui il fenomeno del turismo era prevalentemente concentrato nel mese di agosto o al massimo negli ultimi giorni di luglio. Adesso l’isola è frequentata quasi tutti i mesi dell’anno, fin dal 2021 (anno prima dell’evento).
A Procida si sono avuti 44 progetti culturali di cui 34 originali spalmati su 300 giorni di programmazione declinati in workshop aperti al pubblico, happening, mostre, per un totale di 150 eventi con la partecipazione di oltre 350 artisti provenienti da 45 differenti Paesi del Mondo. Investimenti per 18 milioni. Significativa anche l’attenzione mediatica che la kermesse ha raccolto, quantificata nel raggiungimento complessivo di 3,4 miliardi di contatti per un impatto economico stimato in 33 milioni di euro.
Nel 2022 sono nate circa una cinquantina di strutture ricettive nuove, oggettivo il dato degli sbarchi di persone non residenti: passate da intorno ai 250mila al giorno nel 2019, a 650mila al giorno nel 2022, quindi un aumento di 400mila sbarchi al giorno che chiaramente crea un’economia forte benché giornaliera. L’isola è stata comunque sold out per tutto l’anno.
Il progetto presentato dalla città di Agrigento è preceduto da un’ampia e dettagliata foto dello stato attuale della città: numero di residenti, analisi del turismo negli ultimi anni, conto economico degli investimenti previsti, a cui fa seguito l’illustrazione dei progetti iniziati e già finanziati, che da qui ai prossimi due anni dovranno essere portati a compimento. La parte finale spiega i 44 progetti legati ai quattro elementi di Empedocle, acqua, terra, aria e fuoco.
La spiegazione del perché il fil rouge del progetto siano i quattro elementi si trova nel dossier: “L’elemento dell’Acqua permette di indagare il tema del Mediterraneo, della transfrontalierità della città, città di confine, città di arrivi e partenze, oggi e ieri. Il tema delle migrazioni, dell’inclusione, dell’accoglienza, della solidarietà. Il tema della Terra ci riporta all’entroterra della provincia. Un entroterra brullo, a volte spoglio, giallo di grano, ma ricco di storie da raccontare. Borghi inesplorati che possono e devono arricchire l’offerta culturale del territorio. L’Aria ci riconduce al tema del digitale e della nuova necessità di connessione che la società odierna si trova a dover affrontare dopo la pandemia, con rinnovati approcci. L’insularità e la posizione svantaggiata della città devono essere non più visti come limiti allo sviluppo ma come ricchezza e nuova forza attrattiva. Il fuoco come metafora della comunità che vive questo territorio, come luogo dalle mille generazioni. Sono infatti le persone che oggi incidono sui luoghi e ne guidano le scelte future. Una città non può soltanto guardare al suo passato ma rifondare sé stessa alla luce delle nuove sfide. Al tema del fuoco sono legati anche i prodotti delle persone, i lavorati a mano, i prodotti artigianali”.
Sembra opportuno in questo momento aprire un tavolo di condivisione con la cittadinanza non solo per renderla partecipe, ma anche per stimolarla ad intervenire attivamente al grande lavoro che occorrerà metter in capo non solo per farsi trovare pronti, ma anche per cominciare ad investire sull’evento. Le problematiche della città di Agrigento sono ben chiare sia alle istituzioni che alla cittadinanza: un inadeguato sistema infrastrutturale locale (strade dissestate, pochi mezzi pubblici, collegamenti con gli aeroporti inadeguati) per non menzionare la carenza del sistema nettezza urbana che si ripercuote sul decoro urbano. Stimolare attraverso le istituzioni a curare la visibilità e la vivibilità attraverso campagne, manifestazioni per il decoro, cogliendo gli esempi, anche non lontani, come Porto Empedocle o Sciacca. Trovare soluzioni affinché le vetrine di via Atenea non siano più chiuse e impolverate ma raccontino la bellezza e la ricchezza della città. Comunicazione, apertura e chiarezza dovrebbero essere le parole d’ordine per i prossimi due anni. Comunicazione così importante e trainante per far crescere il dialogo fra pubblico e privato fra la cittadinanza e le istituzioni. Predisporre tavoli di confronto e prendere spunto dall’esperienze altrui per trarre il massimo sia per quanto concerne lo sviluppo economico ma anche per la crescita della vivibilità quotidiana.
Due anni per preparare la città ad accogliere le iniziative e il flusso che d’ora in poi verrà generato dalla nomina. Costruire un sano spirito di cittadinanza che aiuti a risolvere i problemi di tutti i giorni. Dalla carenza dei trasporti pubblici, ai problemi della raccolta rifiuti e del decoro cittadino. Riappropriarsi del “Salotto di Agrigento” la via Atenea, affinché non solo il turista, ma lo stesso cittadino, goda appieno delle sue bellezze.
I 44 progetti di cui 17 internazionali, spalmati su tutto l’arco dell’anno 2025 a tema “indagare le relazioni tra gli esseri umani in una prospettiva di pace con la natura” daranno vita ad un anno indimenticabile, ma occorre non farsi sfuggire l’occasione di rinnovare e migliorare la città soprattutto per chi la abita. Piace riportare il messaggio che il sindaco di Procida ha rivolto ai suoi cittadini alla fine di una recente intervista: “maggiore consapevolezza della propria storia, della propria identità e del proprio potenziale. Questo è molto importante perché più si conosce il proprio paese più lo si rispettata, più ciascuno dà il suo contributo per valorizzarlo. Comportarsi in un modo piuttosto che in un altro produce dei risultati in termini di “bene comune”.
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