E’ tempo di bilancio per la Fortitudo Agrigento. La stagione conclusa con la finale playoff raggiunta autorevolmente e la sconfitta in gara 5 con l’inesauribile Chiusi, restituiscono ai tifosi due certezze dalle quali ripartire: il valore della squadra e che il progetto è ancora vivo. Un progetto nato qualche anno addietro sotto il marchio della famiglia Moncada che continua nonostante vada in archivio un’annata considerata di transizione. Le incognite erano troppe. Malgrado il clima spettrale caratterizzato da palazzetti vuoti, fiumi di tamponi, coprifuochi, trasferte in piena zona rossa e l‘elevato rischio del contagio, è giusto soffermarsi su un aspetto positivo molto importante e cioè quello che ha visto una Agrigento sfiorare il salto in serie A2, mancato solamente per una questione di dettagli.
Nell’anno in cui Gabriele Moncada è succeduto al padre, prendendo le redini della situazione e dovendo gestire dolorosamente la ripartenza dalla serie B, la società va al sicuro grazie a Christian Mayer, il quale ha ancora una volta il compito di allestire un roster senza dubbio capace di sorprendere. Il ds è l’anima di questo progetto, con umiltà e discrezione lavora senza rumorosi e ampollosi proclami e nonostante gli imprevisti, in silenzio, costruisce un progetto degno di grande rispetto. Non bisogna trascurare il peso dell’improvvisa separazione dal coach Devis Cagnardi, con il quale la società aveva stabilito di proseguire il progetto. Tuttavia, il bresciano ha accettato in corso una proposta della A2. A quel punto il neo presidente Gabriele Moncada e il ds Mayer decidono di investire sul giovanissimo e promettente coach Michele Catalani, una scelta davvero azzeccatissima, considerato che il toscano giunge a un passo dal vincere i playoff promozione dopo aver chiuso la regular season al secondo posto dietro la corazzata Piacenza (promossa in A2). In questo modo è stata centrata la qualificazione e la semifinale di Coppa Italia.
A Mayer, che meriterebbe un 10 in pagella, va dato il merito di aver fatto fruttare ancora una volta il budget in modo oculato. Il ds convince i big a sposare la causa e completa il roster con giovani promettenti come Peterson e Racagnin. A pieni voti vengono promossi anche Albano Chiarastella e Paolo Rotondo. Il centro siracusano smentisce i detrattori e si regala una stagione da incorniciare. Bene anche Alessandro Grande che si conferma playmaker da categoria superiore e inesauribile leader in grado di spostare gli equilibri. Andrea Saccagni a giorni sposerà un’agrigentina. Dopo quattro stagioni, ritorna ad Agrigento e si conferma uomo playoff con la media di 19.5 punti e il 39 % dell’arco.
A completare il quintetto c’è Giovanni Veronesi, giocatore dalla grande personalità, grintoso e con tanti punti nelle mani, tanto da guadagnarsi estimatori in A2. Un discorso diverso va affrontato per Cuffaro, Costi e Bellavia che hanno ancora tanto da dimostrare. (Domenico Vecchio)
Foto Antonino Piraneo
Segui il canale AgrigentoOggi su WhatsApp
