I giudici della prima sezione penale del tribunale di Agrigento, presieduta da Alfonso Malato, hanno assolo perché “il fatto non sussiste”, il funzionario dell’Irfis, Paolo Minafò, il consulente fiscale di Favara, Antonio Vetro, e l’imprenditore di Aragona, Gerlando Raimondo Lorenzano, dall’accusa di corruzione. Accolte le tesi dei legali del collegio difensivo, gli avvocati Francesco Gibilaro, Antonino Gaziano e Vincenza Gaziano.
Si tratta dell’unico capo di imputazione rimasto in piedi nel processo scaturito dall’inchiesta “Giano Bifronte” su un presunto giro di tangenti che sarebbe stato messo in piedi in cambio di finanziamenti a tasso agevolato concessi a imprenditori da parte dell’Irfis, l’istituto di cui la Regione siciliana è unico socio. Gli imputati iniziali erano undici, accusati di corruzione e falso. Era rimasto in piedi solo un capo di accusa legato a un finanziamento di un milione e 250 mila euro all’impresa edile di Lorenzano.
Tutte le altre imputazioni erano state cancellate dalla prescrizione. Il sistema utilizzato sarebbe stato sempre lo stesso. Vetro, attraverso la sua società di consulenza fiscale, secondo quanto sostenuto dall’accusa e smentito nel processo, nel dicembre del 2014, avrebbe emesso una fattura di 12.500 euro alla ditta di Lorenzano, per occultare una tangente.
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