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Home » L’angolo di don Diego » “Abitare la storia”, il messaggio che mons. Damiano ha voluto lanciare

“Abitare la storia”, il messaggio che mons. Damiano ha voluto lanciare

Diego Acquisto Di Diego Acquisto
19 Aprile 2022
in L’angolo di don Diego, Agrigentooggi TV, agrigentooggi tv
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A margine dell’intervista del direttore Domenico Vecchio all’arcivescovo mons. Alessandro Damiano.

“Abitare la storia”, proprio così! Ci sembra  questo, in estrema sintesi,  il messaggio fondamentale che l’arcivescovo-metropolita di Agrigento, S. E. Mons. Alessandro Damiano ha voluto lanciare nei suoi auguri pasquali, attraverso l’intervista concessa al direttore di AgrigentoOggi, Domenico Vecchio, in atto una delle firme più apprezzate e seguite  nell’attuale panorama mediatico agrigentino.

  “Abitare la storia”,  al di là dei tanti interessanti spunti di riflessione,  sintetizza tutto, anche l’invito a lasciarsi  interrogare sempre di più e meglio “su ciò che accade e perché accade” in territorio agrigentino.

Nessun accenno a qualche  fatto  specifico, anche particolarmente grave e doloroso, su quanto, per esempio, accaduto nei mesi scorsi a Licata, Raffadali o  Favara! fatti che pure – sappiamo –  sono stati ritenuti a caldo come la spia di un malessere profondo, segno inequivocabile della “ sconfitta di una cultura …sempre più disorientata e sempre meno capace di gestire  emozioni e  tensioni che turbano l’esistenza personale e interpersonale”.  Su cui comunque è urgente concentrarsi e riflettere.

Nella conversazione col direttore Vecchio, l’arcivescovo, pur con un linguaggio semplice e familiare, ha scelto di puntare più in alto.  Ed  alla domanda specifica  su cosa si sente di dire agli agrigentini nell’attuale contesto segnato oltre che dalla pandemia, anche dalle notizie agghiaccianti della guerra in Ucraina, Mons. Alessandro Damiano, subito dice: “ Dobbiamo abitare la storia”; la storia non la possiamo subire …alcune cose della storia non le possiamo controllare…la pandemia non è opera dell’uomo….altri drammi dipendono da noi, dalle scelte degli uomini come la guerra  …la guerra non capita,… non accade come può accadere un temporale… un nubifragio…come può accadere una frana (ed Agrigento ne sa qualcosa !) Una guerra si prepara…si prepara  da un punto di vista strategico, da un  punto di vista degli armamenti, da un punto di vista milatare  di rapporti commerciali anche  per le ricostruzioni…

Bisogna ricercare veramente al pace…ognuno per la sua parte e nel suo ruolo; ricercare la pace non per fare discorsi, non per farne oggetto di declami, affermazioni e conferenze”.

“Agrigento appare un po’ sonnacchiosa …un p’ assonnata…le cose accadono e  talvolta non  si capisce perché…. e pochi si interrogano”.

Ma pur in mezzo a tutte le difficoltà, nel filo di tutto il discorso – del quale abbiamo riferito solo alcuni cenni –  non pare difficile riconoscere che il DNA  della spiritualità cristiana, così come delineata dall’arcivescovo resta sempre la speranza. Speranza che comunque stimola incessantemente a tutelare il bene comune, la dignità della persona, la qualità della vita. Speranza che , per i credenti soprattutto ma anche per tutti, è sostanziata dai valori fondamentali della DSC (dottrina sociale della Chiesa); che frutto di fede e di sana e corretta razionalità, bussola di riferimento per tante altre indicazioni rapportate alla concreta realtà. Credo poi che a nessuno debba sfuggire che  “Abitare la storia” senza dubbio  richiama  alla verità dell’incarnazione, che è il cardine della rivelazione. Incarnazione che sprona  sempre allo sforzo di concretezza. Un principio di fatto richiamato costantemente da Papa Francesco, anche col  suo modo quotidiano di agire. Papa Francesco, che per lo stesso deposito della fede, non ha mancato di ammonire che “custodirlo non significa mummificarlo, ma renderlo sempre più conforme alla sua sessa natura e permettere  che la verità di fede sia capace di rispondere alla domande di ogni generazione”.


Diego Acquisto
“Abitare la storia”, al di là dei tanti interessanti spunti di riflessione, sintetizza tutto, anche l’invito a lasciarsi interrogare sempre di più e meglio “su ciò che accade e perché accade” in territorio agrigentino.

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