Il confronto politico che si sta sviluppando in occasione del nuovo Governo, come è facile immaginare, non potrà non avere refluenze a livello locale nel modo di posizionarsi da parte dei diversi partiti.
Sia pure nella massima considerazione per la libertà del confronto politico, anche nelle sue asprezze, e per il pieno esercizio del ruolo e dei diritti di qualsiasi forza di maggioranza e di opposizione, non si può non stigmatizzare gli eccessi clamorosi nella polemica e nella propaganda, che meritano un forte richiamo alla moderazione del linguaggio.
Inviti, più volte rivolti anche dal Presidente della Repubblica, da assumere come riferimento per tutte le dimensioni del confronto che, a volte proprio a livello locale, fa registrare toni in contrasto con la domanda diffusa di serenità e di equilibrio che provengono dal contesto sociale.
Le esigenze di rendere efficaci i messaggi, secondo i nuovi parametri della comunicazione, determinano, purtroppo, non solo espressioni abbastanza forti ma a volte figure retoriche che scivolano anche verso la volgarità.
In questo genere di confronto sembra non avere più diritto di cittadinanza la moderazione e in nome della ricerca di visibilità politica si tende sempre più a valorizzare tesi estremiste.
Eppure, anche in un contesto di grandi trasformazioni, in adesione sia alla continuità delle tradizioni che alle innovazioni, si affina e si colloca la capacità di moderazione.
Riconoscere il valore della moderazione vuole dire recuperare lo stile di un percorso che può determinare una più attiva partecipazione dei cittadini alla vita pubblica e alla formazione delle decisioni politiche che li riguardano.
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