La Vardera attacca davanti al Comune e chiede l’audizione in Antimafia. Area Progressista: «Le periferie non sono un orto privato»
Monta il caso Marco Vullo, assessore dell’amministrazione Francesco Miccichè sin dalla prima ora e già finito in passato sotto i riflettori per il cosiddetto “caso SUV”. Stavolta il nome dell’esponente della giunta comunale compare nelle carte di un’inchiesta che ruota attorno al clan di Villaseta e che ha riacceso il dibattito politico e istituzionale in città.
Questa mattina, davanti a Palazzo dei Giganti, il deputato regionale di Controcorrente, Ismaele La Vardera, ha tenuto una conferenza stampa durissima nei confronti del sindaco Miccichè e dell’amministrazione comunale, chiedendo chiarimenti immediati e una presa di posizione pubblica. «Al di là di chi denuncia – ha detto – qui abbiamo un’amministrazione comunale rispetto alla quale, secondo quanto riportano anche informative dei carabinieri, i boss parlavano chiaramente di incontri per assunzioni. A 72 ore dall’uscita di queste notizie il silenzio del sindaco è preoccupante».
La Vardera ha annunciato la richiesta di audizione del sindaco e dell’assessore coinvolto davanti alla Commissione regionale Antimafia e di un incontro con il prefetto. «Io rappresento i siciliani e devo sapere se un’amministrazione può avere o meno condizionamenti mafiosi. Il silenzio, in momenti come questi, è molto pericoloso», ha aggiunto, sottolineando come la credibilità delle istituzioni rischi di essere seriamente compromessa (VIDEO).
Sulla vicenda è intervenuta anche l’Area Progressista di Agrigento. In una nota, il portavoce Nuccio Dispenza parla di «periferie che non sono un orto politico privato» e di consenso che «non può essere trattato come un sacco di patate». Secondo Dispenza, quanto sta emergendo rappresenta «un ulteriore tassello di ciò che il centrodestra ha consegnato alla città», rilanciando la necessità di politiche forti sulle periferie e sui giovani, in particolare a Villaseta.
Il contesto giudiziario resta centrale. Dalle carte dell’inchiesta emerge un sistema in cui il clan di Villaseta non si sarebbe limitato agli affari illeciti, ma avrebbe esercitato un controllo più ampio sul territorio, intervenendo anche per sanare contrasti e mantenere equilibri interni. Tra gli episodi finiti sotto la lente degli inquirenti c’è una lite da 15 mila euro avvenuta a Maddalusa, risolta – secondo gli investigatori – con l’intervento di uomini riconducibili al gruppo criminale.
Nelle informative dei carabinieri compare anche il riferimento a un assessore comunale che, secondo l’ipotesi investigativa, avrebbe mantenuto contatti diretti e frequenti con Guido Vasile, uomo di fiducia del boss Pietro Capraro. Le intercettazioni, risalenti al marzo 2024, riguarderebbero temi sensibili come assunzioni e gestione del personale nel settore rifiuti, con un tono confidenziale che ha attirato l’attenzione degli inquirenti.
La questione Vullo, dunque, si intreccia tra cronaca giudiziaria e responsabilità politica. In attesa di eventuali sviluppi sul piano giudiziario, il nodo resta tutto istituzionale: la richiesta di chiarimenti, la trasparenza dell’azione amministrativa e il silenzio del sindaco Miccichè, finito ora al centro del confronto pubblico.
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