Appalti, sanità e potere: la Sicilia scossa da un’inchiesta che travolge politica e burocrazia
Dalle carte dei magistrati emergono pressioni, alleanze e vecchi schemi di potere. Agrigento nel mirino, mentre Dispenza (Area Progressista) invoca “una liberazione dal vizietto del potere”.
PALERMO – Il terremoto giudiziario che ha investito la politica e la sanità siciliana non accenna a placarsi. Le carte dell’inchiesta della Procura di Palermo raccontano un intreccio di appalti pilotati, favori, pressioni e giochi di potereche lambiscono figure istituzionali e dirigenti pubblici, mettendo a nudo un sistema consolidato nel tempo.
Al centro del caso, secondo quanto riportato dalle principali testate regionali, ci sono appalti truccati e presunti condizionamenti nella gestione delle aziende sanitarie provinciali. Tra gli indagati compaiono politici, funzionari e dirigenti, compreso l’ex presidente della Regione Totò Cuffaro, oggi leader della nuova formazione “Democrazia Cristiana”, e altri nomi di rilievo del centrodestra.
L’indagine, condotta dai magistrati Giulia Falchi e Andrea Zoppi, ha già provocato interrogatori a catena: lunedì 11 novembre si aprirà il calendario davanti al giudice Carmen Salustro, che dovrà decidere sulle richieste di arresti domiciliari. Nomi pesanti, come Ferdinando Aiello, Paolo Bordonaro, Carmelo Pace, Saverio Romano, Alessandro Caltagirone. Secondo gli inquirenti, gare pilotate e nomine concordate avrebbero favorito una rete di interessi attorno alla gestione delle aziende sanitarie provinciali.
“Un vizietto antico che frena la crescita”
Sullo sfondo di questo scenario si inserisce la presa di posizione dell’Area Progressista di Agrigento, che attraverso la voce di Nuccio Dispenza parla senza mezzi termini di “vizietto antico mai messo in soffitta”.
“I magistrati palermitani – ha dichiarato Dispenza – hanno fatto luce su un sistema che continua a frenare la crescita civile della città e della provincia, condizionando la vita delle famiglie e negando il lavoro a chi vuole restare o tornare. È la risposta a chi si chiede perché la sanità non funziona: i responsabili hanno nome e cognome, sono quelli che giocano con la vita degli altri solo per il business.”
Per Dispenza, il voto di primavera dovrà rappresentare “un atto di liberazione da chi vuole restare e da chi vuole tornare”, con un chiaro riferimento alle vecchie classi dirigenti e a chi tenta di riciclarsi politicamente.
Le reazioni: Romano contro i magistrati
Dall’altra parte, il deputato Saverio Romano (Noi Moderati) non ci sta e parla di “indagine inquietante”.
In un duro contrattacco, Romano ha denunciato “un errore giudiziario” e “un processo mediatico costruito su una bolla di sapone”, sostenendo che “di me non c’è nulla”.
Il parlamentare ha anche definito “preoccupanti” le parole della pm Giulia Falchi, candidata alle europee con Azione – Italia Viva, invitando la magistratura “a non confondere giustizia e politica”.
Le intercettazioni e la lite Cuffaro–Sammartino
Dalle carte emergono anche episodi che rivelano le tensioni interne al centrodestra siciliano. In una conversazione riportata dai quotidiani, Totò Cuffaro e Luca Sammartino (Lega) si sarebbero scontrati duramente sui poteri del consorzio di bonifica occidentale.
Una lite dai toni aspri, con accuse reciproche e riferimenti alla gestione degli incarichi, che mostra quanto fragile e divisivo sia l’equilibrio politico all’interno della coalizione che sostiene il governo Schifani.
Particolare attenzione anche al peso delle dinamiche locali e alle possibili ripercussioni dell’inchiesta sul territorio agrigentino.
Il nome di Alessandro Caltagirone, oggi direttore generale dell’Asp di Siracusa, compare tra quelli citati nelle carte dell’indagine, ma non in relazione diretta con l’Asp di Agrigento.
Ciò non toglie che la città dei Templi resti un punto sensibile, dove la commistione tra politica, sanità e affari pubblici rappresenta da anni un equilibrio fragile e spesso oggetto di tensioni e sospetti.
Un’inchiesta che scuote palazzi e certezze, insomma, e che apre uno squarcio su una Sicilia che deve ancora fare i conti con la trasparenza e la meritocrazia.
Tra promesse di rinnovamento e vecchie logiche clientelari, la sfida – anche politica – resta la stessa: liberare la sanità e la pubblica amministrazione dai condizionamenti che ne hanno minato l’efficienza e la credibilità.
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