La Procura di Agrigento, a firma del pubblico ministero Alessia Battaglia, ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di 16 persone coinvolte a vario titolo nell’inchiesta sul maxi incendio che nel gennaio dell’anno scorso ha devastato il deposito di rifiuti della ditta Omnia a Licata. Il gup Alberto Lippini ha fissato l’udienza preliminare per il 14 ottobre. Il rogo, domato dopo alcune settimane di lavoro incessante da parte dei vigili del fuoco, provocò un grave danno ambientale che impose al sindaco anche l’adozione di misure drastiche come la chiusura delle scuole cittadine.
Le indagini culminarono con due distinte operazioni dei carabinieri che, in prima battuta, arrestarono tre persone e, poco dopo, al termine degli interrogatori preventivi, eseguirono altre dieci misure cautelari. L’inchiesta avrebbe fatto luce non soltanto sull’incendio alla ditta Omnia ma su uno spaccato di violenza e criminalità diffusa tra Campobello di Licata, Ravanusa e Licata.
Gli indagati sono: Carmelo D’Antona, 40 anni, di Ravanusa; Salvatore Giuseppe Barbera, 51 anni, di Campobello di Licata; Gioconda Stella, 53 anni, di Campobello di Licata; Cristoforo Famà, 42 anni, di Licata; Maurizio Brancato, 50 anni, di Ravanusa; Emanuele Montaperto, 35 anni, di Campobello di Licata; Neculai Razvan Bostan, 40 anni, rumeno residente a Ravanusa; Francesco Salamone, 24 anni, di Ravanusa; Mario Antona, 25 anni, di Ravanusa; Alexandru Marian Buluc, 26 anni, residente a Ravanusa; Ion Acatrinei, 44 anni, residente a Ravanusa; Giuseppe Galiano, 48 anni, di Ravanusa; Giovanni Pio Galiano, 22 anni, di Ravanusa; Domenico Savio Messana, 31 anni, di Campobello di Licata; Abaru Camara, 26 anni, senza fissa dimora; Andrea Grillo, 58 anni, di Licata.
Le indagini sul rogo sono partite casualmente in seguito all’intervento della polizia in casa di Gioconda Stella che, dopo avere litigato col compagno Salvatore Giuseppe Barbera, lo accusa di avere incendiato il centro di stoccaggio insieme a D’Antona e altre persone. A D’Antona, Famà, Barbera, e Stella viene contestato il reato di incendio della discarica Omnia: ai primi due in qualità di ideatori dell’azione mentre gli altri due come esecutori materiali. Agli stessi viene contestata la circostanza aggravante di aver provocato un delitto contro la salute pubblica poiché il rogo sprigionò diossine cagionando un deterioramento dell’aria.
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