Agrigento dice addio a Marco Chiaramonti: l’ultimo saluto a un istruttore amato da tutti
AGRIGENTO – La Basilica dell’Immacolata era gremita di amici, colleghi, studenti e cittadini. Agrigento ha dato il suo ultimo saluto a Marco Chiaramonti, cinquantenne istruttore di tennis e padel, strappato troppo presto alla vita da un incidente stradale.
La celebrazione, officiata da don Giuseppe Lentini, è stata un omaggio misurato ma pieno di profondità, centrato sul dolore della famiglia, la fragilità della vita e la consolazione della fede. Chi si aspettava parole forti o denunce pubbliche è rimasto colpito dalla compostezza dell’omelia, che ha trasformato il dolore in riflessione e speranza.
Un momento di commozione travolgente è stato quando Paola, la moglie, si è alzata tra le file di banchi: «17 settembre, anniversario di matrimonio… da quando ci sei tu la mia vita è meravigliosa. Tu, Marco, sei il posto più bello». Le sue lacrime hanno straziato chiunque fosse presente: la forza del suo amore ha parlato più di mille parole.
All’uscita del feretro, la scena è diventata indimenticabile. La canzone “Le sei e ventisei” di Cesare Cremonini ha accompagnato il silenzioso corteo verso l’esterno. La bara sollevata in alto è stata salutata da centinaia di persone, mentre i volti erano rigati di lacrime.
Don Lentini, rivolgendosi ai familiari e ai presenti, ha ricordato la speranza cristiana: «Marco ci ha preceduti nell’eternità, ma la sua vita non si chiude nella tomba. I vincoli di amore non vengono spezzati, e la fede ci insegna che rincontreremo i nostri cari».
L’addio a Marco non è stato solo la commemorazione di un istruttore amato, ma anche un monito alla comunità sulla fragilità della vita e sull’importanza di custodire i legami, la memoria e la vicinanza reciproca. Tra lacrime, silenzi e preghiere, Agrigento ha accompagnato con amore l’uomo che per molti era un maestro nello sport e nella vita.
Un pensiero speciale va rivolto a Virginia, la madre di Marco, che dieci anni fa aveva già perso l’altro figlio, Gabriele, in un tragico incidente. La fatalità e il mistero della vita si intrecciano dolorosamente nel suo lutto, rendendo la perdita di Marco un dolore inconsolabile ma condiviso da una comunità intera, che oggi accompagna con affetto e rispetto la memoria di entrambi i figli. Ma andare via circondato dall’affetto di una città ha un suo significato profondo. Se per il suo ultimo addio è proclamato lutto cittadino e un’intera comunità si stringe intorno alla famiglia, significa che Marco era voluto bene e ha lasciato il segno, e di questo i familiari possono essere fieri.
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