AGRIGENTO – Dopo la tragedia costata la vita a Marco Chiaramonti, morto sabato scorso in un incidente stradale, il Coordinamento civico per una città più sicura ha deciso di passare dalle parole ai fatti. «Tutti insieme per una città normale», si legge nel documento con cui i promotori hanno depositato un esposto-denuncia alla Procura, alla Corte dei Conti, alla Prefettura e alle Autorità nazionali competenti.
L’accusa è chiara: il Comune non avrebbe utilizzato i fondi vincolati alla manutenzione stradale, preferendo destinarli ad altre spese. Una scelta che, secondo i firmatari, ha contribuito a trasformare le vie cittadine in “strade killer”, teatro di incidenti mortali e di continui rischi per automobilisti e motociclisti.
I casi Chiaramonti e La Mendola
La tragedia di Marco Chiaramonti si aggiunge a quella di Chiara La Mendola, giovane studentessa universitaria che anni fa perse la vita in circostanze simili. Due storie diverse ma unite dalla stessa denuncia: strade dissestate, mancata manutenzione e responsabilità istituzionali.
«Dispiace dover ricordare ogni volta le vittime per sensibilizzare l’amministrazione – scrivono i promotori – ma la città non può più essere ostaggio di buche e asfalto crollato».
Una petizione e la rabbia dei cittadini
La mobilitazione non si ferma all’esposto. È partita anche una petizione online, promossa sulla piattaforma Change.org, per chiedere interventi urgenti. Da via Crispi alla zona di Calcarelle, dove si trovano scuole e il consorzio universitario, la richiesta è unanime: riparare subito le strade.
Ogni quartiere segnala lo stesso dramma quotidiano: carreggiate dissestate, buche profonde, rattoppi provvisori che cedono alla prima pioggia. «Il rischio non è solo per i motociclisti – sottolineano dal Coordinamento – ma per chiunque si muova in città, dai pedoni agli automobilisti».
Fondi disponibili, lavori mai eseguiti
Secondo i promotori dell’esposto, il Comune di Agrigento avrebbe avuto risorse già disponibili per gli interventi di manutenzione, ma non sarebbero state impiegate. Una mancata azione che ora, davanti alle morti sulle strade, diventa difficile da giustificare.
Il malcontento cresce e con esso la rabbia dei cittadini: «Non vogliamo più commemorare le vittime – conclude il documento – ma pretendiamo che le istituzioni si assumano le proprie responsabilità e mettano in sicurezza la città».
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