Confermato il sequestro della somma in contanti di 14.318 in dollari americani e 4.050 euro trovati ad Angelo Graci, 61 anni, di Castrofilippo, arrestato nell’ambito della maxi inchiesta che ha letteralmente messo in ginocchio le famiglie mafiose di Porto Empedocle e di Agrigento/Villaseta e fatto luce sulle attività criminali controllate dai due clan, prime fra tutte quelle relative al monopolio del redditizio settore del traffico di sostanze stupefacenti. Lo ha deciso la Cassazione. A trovare i soldi sono stati i carabinieri del Comando provinciale di Agrigento. L’indagato è accusato di essere un intermediario e garante delle operazioni di compravendita di ingenti quantitativi di droga ma il Riesame, due mesi fa, ha annullato nei suoi confronti questa contestazione, sostituendo la custodia cautelare in carcere con la misura degli arresti domiciliari.
Sui dollari rinvenuti nell’Agrigentino si è espresso il Gip del Tribunale di Palermo che ha confermato il sequestro con la motivazione in base alla quale il denaro può considerarsi provento di reati collegati ad attività illecite. La difesa dell’indagato, dopo un primo errato passaggio in Cassazione, ha preannunciato ricorso in Corte d’Appello con la richiesta di dissequestro. “Ti faccio conoscere una persona onesta”, una delle frasi intercettate dai carabinieri del nucleo Investigativo del reparto Operativo di Agrigento, guidati dal tenente colonnello Vincenzo Bulla. La frase riconducibile all’acquisto di un “carico” cocaina è stata registrata nel corso di un incontro a cui hanno preso parte gli indagati Alfonso Tarallo, Angelo Graci, Carmelo Corbo e il presunto capomafia di Porto Empedocle, Fabrizio Messina.
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