Il tribunale di Marsala ha condannato per favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza della pena, a 6 anni di reclusione ciascuno, i fratelli Antonino e Vincenzo Luppino, rispettivamente di 42 e 37 anni, di Campobello di Mazara, figli dell’autista del boss Matteo Messina Denaro. Erano sotto processo con l’accusa di avere fatto parte della rete che per lungo tempo ha favorito la latitanza del capomafia. Ritenuti dalla Dda di Palermo fiancheggiatori di Cosa Nostra, sono stati, però, assolti dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Per i due fratelli, il pubblico ministero della Dda Bruno Brucoli aveva chiesto 12 anni di carcere ciascuno.
E la Corte d’Appello di Palermo ha ridotto da 6 anni e 8 mesi a 6 anni di reclusione la pena inflitta ad Andrea Bonafede, cugino del geometra omonimo che prestò l’identità a Matteo Messina Denaro, e ritenuto uno dei principali favoreggiatori del capomafia. La Procura generale, come già sostenuto in primo grado dal pubblico ministero Gianluca De Leo, aveva chiesto la riqualificazione dell’accusa in associazione mafiosa visto il ruolo fondamentale svolto da Bonafede nella protezione e nell’aiuto del ricercato.
Le indagini hanno svelato, infatti, che, oltre a fare la spola tra casa del latitante e lo studio del suo medico con certificati falsi e prescrizioni, Bonafede è stato l’ombra del boss, l’ha scortato a Palermo nel 2012 e nel 2014, per spese e a farsi un tatuaggio, lo ha portato ad acquistare l’auto con i falsi documenti nel 2020, gli ha consegnato il cellulare durante il ricovero all’ospedale di Mazara del Vallo ed è stato un prezioso aiuto per Messina Denaro in tutte le sue vicende sanitarie.
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