Al via davanti al gip di Agrigento Giuseppa Zampino, le udienze di convalida del provvedimento di fermo che nelle scorse ore ha raggiunto 13 soggetti coinvolti nel blitz dei carabinieri del Comando provinciale di Agrigento, il terzo in sei mesi, contro le famiglie mafiose di Villaseta e Porto Empedocle. L’inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, ipotizza un’alleanza tra i due clan che, dopo iniziali frizioni, avrebbero stretto un’alleanza in grado di mantenere saldi gli equilibri nel settore del traffico degli stupefacenti, suddiviso gli incassi e condiviso armi, anche micidiali come il Kalashnikov, trovato e sequestrato in un terreno di Realmonte, e in grado di imporre le proprie regole sul territorio.
Cinque sono stati raggiunti dal provvedimento in carcere. Si tratta di James Burgio, 33 anni, di Porto Empedocle; Pietro Capraro, 39 anni, di Agrigento (alla quinta cattura in 8 mesi); Salvatore Carlino, 35 anni, di San Cataldo; Gaetano Licata, 41 anni, di Agrigento e Alessandro Calogero Trupia, 36 anni, di Agrigento. Gli altri 8 fermati sono: Antonio Crapa, 54 anni, di Favara; Stefano Fragapane, 33 anni, di Agrigento; Vincenzo Iacono, 48 anni, di Agrigento; Salvatore Lombardo, 37 anni, di Agrigento; Agostino Marrali, 28 anni, di Palermo, residente a Porto Empedocle; Salvatore Prestia, 44 anni, di Porto Empedocle; Simone Sciortino, 23 anni, di Agrigento e Cristian Terrana, 32 anni, di Agrigento.
Ad undici dei tredici indagati viene contestato il reato di associazione a delinquere finalizzato al traffico di stupefacenti aggravato dal metodo mafioso. Tra le contestazioni, a vario titolo, anche quelle di tentata estorsione, danneggiamento a seguito di incendio, porto e detenzione di arma sempre aggravati dal metodo mafioso. In realtà oggi gli interrogatori sono 12, infatti, ieri si è tenuto quello di Simone Sciortino, che si è avvalso della facoltà di non rispondere. L’indagato, davanti al gip di Caltanissetta Santi Bologna, ha fatto scena muta. Nelle prossime ore il giudice deciderà se convalidare il provvedimento e quale misura applicare.
Sciortino è accusato di far parte del clan mafioso di Villaseta e, in particolare, sarebbe stato un componente del gruppo di fuoco che ha messo a segno almeno cinque intimidazioni, con auto incendiate e pistolettate contro case e attività commerciali, sempre per contrasti legati al mercato della droga, debiti non pagati o spaccio senza autorizzazione, in tutti casi deliberati dal carcere dal 33enne James Burgio, ritenuto a capo del clan.
Segui il canale AgrigentoOggi su WhatsApp
