L’inchiesta che ha portato al fermo di 13 persone ha delineato il ruolo di primo piano dell’empedoclino James Burgio, 33 anni, vicino al boss Antonio Massimino. Dalla cella avrebbe diretto il traffico di droga e dato indicazioni su attentati, giri di armi e altre dinamiche legate all’associazione. Sarebbe nato un unico gruppo sull’asse Porto Empedocle-Villaseta in grado di trafficare ingenti quantitativi di stupefacenti, cocaina e hashish, detenere una cassa comune e prendere decisioni nei confronti di debitori o pusher che agivano senza “autorizzazione”. Un gruppo criminale pronto anche ad uccidere. Come nel caso di un pusher minacciato per un debito di droga: ”Un buco in fronte ti faccio fare. C’è solo che ora a te ti sistemo io per le feste natalizie. Mi sa che Gesù Bambino nasce ma tu muori ti ho avvisato”.
I carabinieri del Comando provinciale di Agrigento, su ordine dei magistrati della Dda di Palermo, hanno eseguito il fermo di indiziato di delitto nei confronti di 13 persone. Cinque sono state raggiunte dal provvedimento in carcere. Si tratta di James Burgio, 33 anni, di Porto Empedocle; Pietro Capraro, 39 anni, di Agrigento (alla quinta cattura in 8 mesi); Salvatore Carlino, 35 anni, di San Cataldo; Gaetano Licata, 41 anni, di Agrigento e Alessandro Calogero Trupia, 36 anni, di Agrigento. Gli altri fermati: Antonio Crapa, 54 anni, di Favara; Stefano Fragapane, 33 anni, di Agrigento; Vincenzo Iacono, 48 anni, di Agrigento; Salvatore Lombardo, 37 anni, di Agrigento; Agostino Marrali, 28 anni, di Palermo, residente a Porto Empedocle; Salvatore Prestia, 44 anni, di Porto Empedocle; Simone Sciortino, 23 anni, di Agrigento e Cristian Terrana, 32 anni, di Agrigento.
Sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico e commercio di cocaina e hashish, danneggiamenti, detenzione di armi e altro. Nel corso delle perquisizioni i carabinieri hanno scovato e sequestrato un fucile mitragliatore Kalashnikov, completo di due caricatori, oltre 8.000 munizioni di vari calibri, 16 panetti di hashish, oltre 40.000 euro in contanti e un giubbetto antiproiettile. A rischiare anche un avvocato agrigentino. Ha fatto delle legittime domande al proprio assistito, un 51enne ritenuto vicino al clan empedoclino, per concordare la strategia difensiva sul possesso di un’arma, suscitando le ire degli esponenti di vertice del clan di Porto Empedocle e Villaseta per una “eccessiva” curiosità. A tal punto da richiedere l’intervento di James Burgio nei confronti di Pietro Capraro, ritenuto a capo della cosca di Villaseta. I due si sono scambiati dei messaggi in chat e il secondo ha rassicurato il primo: “Ci fazzu cusire la bocca subito”.

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