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Home » Eventi » Dal macco di fave al Nero d’Avola: Piazza Pirandello diventa tavola d’autore

Dal macco di fave al Nero d’Avola: Piazza Pirandello diventa tavola d’autore

Elio Di Bella Di Elio Di Bella
23 Giugno 2025
in Eventi
gastronomia siciliana

gastronomia siciliana

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Il patrimonio agroalimentare dei Monti Sicani si prepara a sfilare sotto le luci della ribalta nazionale. Dal 26 giugno Piazza Pirandello, cuore antico di Agrigento, diventerà il palcoscenico di un incontro che promette di coniugare tradizione e innovazione: il 78° Congresso Assoenologi. Appuntamento annuale di una delle associazioni di enologi più longeve d’Europa. L’occasione segna l’avvio ufficiale di “Le vie del cibo della lunga vita: Valorizzazione del patrimonio agroalimentare e Dieta Mediterranea nella tradizione sicana“, iniziativa della Società per lo Sviluppo del Magazzolo Platani (S.MA.P.) e finanziata dall’Assessorato Regionale all’Agricoltura, Sviluppo Rurale e Pesca Mediterranea. L’evento inaugura un percorso capace di dare valore alle piccole produzioni locali e di stimolare un turismo sensoriale in grado di lasciare un’impronta economica duratura.Il congresso, insomma, non è soltanto un grande raduno di esperti di vino. È la porta d’ingresso a un laboratorio a cielo aperto in cui agronomi, chef, studiosi della Dieta Mediterranea e appassionati di heritage alimentare dialogano per immaginare il futuro di un’area che, da sempre, nutre il suo popolo con pane di grani antichi, formaggi di pecora e legumi autoctoni. In questa sede, la parola “tradizione” smette di essere una formula retorica e diventa una bussola per orientarsi nel presente.

Parlare di Dieta Mediterranea, in Sicilia, significa prima di tutto ascoltare la voce degli anziani. Qui vivono comunità con una concentrazione sorprendente di novantenni e ultracentenari. Molti di loro coltivano ancora piccoli orti e custodiscono ricette tramandate per linea familiare. Le abitudini alimentari risultano geometricamente semplici: cereali integrali, legumi, verdure di stagione, olio extravergine d’oliva IGP Sicilia, poca carne e il vino giusto per accompagnare i pasti. La scienza lo conferma con dati, ma il territorio lo racconta con la naturalezza di chi non ha mai smesso di sedersi a tavola con calma, riconoscendo al cibo la capacità di far socialità.Nei campi terrazzati si incontrano ancora fave antiche, piselli rugosi, varietà di grano che un tempo popolavano tutta l’Isola. Ritrovarli nei piatti proposti alla degustazione di Piazza Pirandello non è un vezzo rievocativo: è un atto identitario. Ogni varietà autoctona porta con sé un pacchetto di micronutrienti che rischierebbe di scomparire se non fosse coltivata e cucinata. Difendere questa biodiversità significa difendere la salute collettiva e la memoria storica.Per una sera la facciata del Palazzo di Città farà da quinte a banchi di assaggio dove tutto parla sicano: dai taglieri di pecorino fresco alla ricotta montata al cucchiaio, servita ancora tiepida.

L’allestimento segue un fil rouge narrativo, non un semplice ordine logistico. Chi passeggia tra gli stand attraversa idealmente terre di pascolo, seminativi, frutteti e vigne. Ogni postazione è presidiata da agricoltori e casari pronti a raccontare aneddoti, rituali di lavorazione e piccole curiosità.Non basta far assaggiare. Il vero obiettivo è guidare il visitatore dentro un racconto fatto di gesti e profumi. Così, prima di mordere un crostino di caciocavallo con miele dei fiori di Sulla, si impara perché le api dei Sicani producono un nettare dal bouquet floreale inconfondibile. Prima di addentare una mpignulata si scopre la tradizione contadina delle feste di fine mietitura. L’esperienza diventa un viaggio emotivo e cognitivo che mette in dialogo generazioni diverse.Tra le attrazioni gastronomiche spicca il pane impastato con grani Timilia, Russello e Perciasacchi, cotto in forni di pietra che profumano di legna d’ulivo. Affianco, il macco di fave prepara il palato a una materia prima schietta e nutriente, rafforzando la narrazione sulle leguminose come pilastri della Dieta Mediterranea. L’intingolo denso e verde smeraldo richiama pranzi contadini di mezzogiorno, quando l’olio extravergine si versava senza parsimonia a coronare il piatto.Chiudere con i dolci significa celebrare l’arte pasticcera che la Sicilia ha ereditato dalle dominazioni arabe e spagnole. La pasta di mandorla, qui, ha una morbidezza che sa ancora di agrumeti e brezze marine. Le cassatelle ripiene di ricotta, invece, raccontano la perizia dei casari nel trasformare il latte in una crema vellutata. A rendere il finale più fragrante interviene l’arancia di Ribera DOP, scorza finissima e succo dolce, che sposa la pasta frolla di grande pasticceria rurale.Se il congresso è firmato Assoenologi, il vino diventa voce narrante. Il Catarratto, fresco e dalle note agrumate, si abbina alle ricotte appena affiorate. Il Perricone offre un tannino gentile che avvolge le note grasse del pecorino a media stagionatura. Il Nero d’Avola—che in queste colline raggiunge altitudini più fresche—regala un bouquet di frutti rossi ideale per congedarsi con un dolce di mandorla. Ogni sorso è la conferma che la viticoltura, qui, svolge un ruolo paesaggistico oltre che economico.Gli operatori del settore notano che il turista del 2025 cerca autenticità e storie vere. I vini dei Sicani si inseriscono in un trend di consumo attento all’impronta ambientale e alla coerenza culturale.

Cantine a dimensione familiare puntano su visite guidate, degustazioni verticali, pernottamenti in vigna. Il congresso, con la sua platea di tecnici e giornalisti di settore, rappresenta la vetrina ideale per posizionare prodotti che raccontano un paesaggio ancora poco contaminato dal turismo di massa.Le “Vie del cibo della lunga vita” non si esauriscono in una degustazione di gala. L’iniziativa, finanziata dall’Assessorato Regionale all’Agricoltura, mette in campo ricerche scientifiche, laboratori didattici e percorsi di turismo esperienziale che attraversano borghi come Bivona, Burgio e Lucca Sicula. L’obiettivo è quadruplo: preservare sementi a rischio erosione genetica, far crescere la competitività delle microimprese, educare i consumatori, costruire un brand territoriale riconoscibile.La governance è plurale. C’è il Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Palermo con le sue analisi sui valori nutrizionali. C’è il GAL Sicani che cura la parte di sviluppo rurale. C’è il Distretto Turistico Valle dei Templi che apre contatti con tour operator internazionali. A fare da direttori d’orchestra, i consorzi di tutela di Arancia di Ribera DOP e Olio IGP Sicilia assicurano standard qualitativi certificati. Il risultato è un network in cui ciascuno porta competenze e risorse, evitando sovrapposizioni.L’altro grande filone progettuale, “Sapori di Futuro”, punta i riflettori sulle nuove generazioni.

Gli Istituti Professionali per l’Enogastronomia di Agrigento, Bisacquino e Bivona lavorano fianco a fianco, trasformando gli studenti in cuochi narratori. L’idea è semplice: se i ragazzi impareranno a valorizzare i prodotti dei Sicani potranno costruirsi un mestiere senza lasciare la propria terra. Così la migrazione non diventa più necessità, ma scelta ponderata.Nei laboratori scolastici si replicano antiche procedure, dallo spurgo delle fave alla canditura delle scorze di agrumi. Al contempo si sperimentano tecniche contemporanee di food design, capacesi di rendere appetibile una minestra contadina anche a tavola di un ristorante stellato. Chef affermati, in veste di mentori, guidano i ragazzi su tecniche di storytelling digitale: fotografare un piatto, scegliere il font giusto, raccontare su un reel il momento in cui la ricotta esce dal siero fumante.Il Congresso Assoenologi diventa trampolino per lanciare pacchetti di viaggio che abbracciano vigneti, pascoli montani, caseifici rurali e frantoi storici. Il visitatore percorre sentieri tra ginestre in fiore, partecipa alla raccolta delle pesche di Bivona IGP, impara a intrecciare foglie di palma per confezionare la mpignulata. Ogni gesto, ogni passo, rafforza l’idea che la ruralità non è retaggio folcloristico, ma moderna forma di benessere. Gli studi del GAL evidenziano che il turista gastronomico spende in media il trenta per cento in più di quello balneare. I ricavi si distribuiscono su filiere corte: camere in agriturismo, botteghe di formaggi, guide escursionistiche. Crescono le cooperative giovanili che propongono e-bike tour, sessioni di foraging, laboratori di pasta fatta a mano. Il messaggio è chiaro: partendo dal cibo si può costruire un’economia territoriale sostenuta e inclusiva.“Narrando un piatto, narri una civiltà” ripetono spesso gli antropologi. In Sicilia questo assioma diventa lampante.

Ogni ricetta è stratificazione di popoli: fenici, greci, arabi, normanni, spagnoli. Nel macco di fave risuona la memoria di cerimonie pagane per ingraziarsi il raccolto. Nel caciocavallo affiorano tecniche di salagione perfezionate dai monaci basiliani. Il valore culturale della gastronomia siciliana, allora, non è una voce da appendice, ma la spina dorsale di un racconto identitario in continuo divenire.Riunirsi a tavola, in un borgo dei Sicani, non significa solo spezzare il pane. Significa rigenerare legami, trasmettere dialetti, ratificare alleanze familiari. Il progetto S.MA.P. intercetta questa forza intangibile e la trasforma in capitale sociale. Il racconto gastronomico diventa così vettore d’orgoglio per imprenditori, amministratori e semplici cittadini, chiamati a riconoscere nel proprio menù quotidiano la matrice di un futuro condiviso.Il 78° Congresso Assoenologi accende la miccia, ma il fuoco rimarrà vivo lungo dodici mesi. Da luglio a dicembre i comuni dei Sicani ospiteranno mostre mercato del grano antico, degustazioni guidate di olio novello, forum scientifici sulla longevità. Le feste patronali diventeranno occasione per mappare ricette di conventi e antichi forni.Il patrimonio agroalimentare dei Sicani può trasformarsi in una leva competitiva per l’intera provincia di Agrigento. L’obiettivo. condiviso da S.MA.P., consorzi e istituzioni, è ridurre la distanza fra chi produce e chi consuma, abbreviando filiere e massimizzando il valore aggiunto locale.

In questa visione, la ruralità esce dai confini dell’auto-celebrativo e diventa paradigma di sviluppo sostenibile. Chi abita i Sicani non si sente più periferico: si riconosce custode di un paesaggio alimentare che il mondo comincia ad ammirare. E proprio da Piazza Pirandello, in una serata di inizio estate, si lancia un messaggio chiaro: il futuro del Sud passa anche dal piatto che racconta la sua storia.

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Tags: gastronomia siciliana
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