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Home » Cronaca » La sparatoria mortale in piazzale di rivendita auto: arresti domiciliari per imputato

La sparatoria mortale in piazzale di rivendita auto: arresti domiciliari per imputato

8 Maggio 2025
in Cronaca, Palma M
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Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Agrigento, Giuseppa Zampino, ha concesso gli arresti domiciliari, con l’applicazione del braccialetto elettronico, per Calogero Zarbo, 42 anni, di Palma di Montechiaro, coinvolto nell’inchiesta sulla morte di Roberto Di Falco, il 38enne palmese, rimasto ucciso il 28 febbraio dell’anno scorso a conclusione di una sparatoria avvenuta nel piazzale di una rivendita di auto al Villaggio Mose’. Zarbo è la seconda volta che lascia il carcere e torna ai domiciliari. La vicenda, nel frattempo, è approdata al processo. Il fratello della vittima, Angelo Di Falco, 41 anni, è stato rinviato a giudizio. I legali volevano sentire in aula il titolare della concessionaria e i due figli che in quel momento erano presenti. La richiesta sarà riproposta all’apertura del dibattimento, davanti alla prima sezione della Corte di assise del tribunale di Agrigento, fissata per il 6 giugno prossimo.

Gli altri due imputati hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. Si tratta di Domenico Avanzato, 38 anni e appunto Calogero Zarbo, di 42 anni. Quest’ultimo nei mesi scorsi ha parzialmente collaborato con gli inquirenti facendo ritrovare la pistola semiautomatica ritenuta l’arma del delitto. La requisitoria del processo a Zarbo e Avanzato, è in programma il 16 maggio. Il figlio del titolare della rivendita di auto si è costituito parte civile. Il pubblico ministero Gaspare Bentivegna, aveva chiesto il rinvio a giudizio per i tre imputati con l’accusa di omicidio volontario. Secondo il magistrato fu la conseguenza di un “omicidio per errore”. Zarbo, nelle settimane scorse, ha fatto ritrovare la pistola e l’atteggiamento collaborativo gli è servito per ottenere gli arresti domiciliari.

La ricostruzione dell’episodio e’ particolarmente complessa ma Procura, Gip e Tribunale del Riesame sono d’accordo su un punto centrale: Roberto Di Falco e’ stato ucciso dopo che il commerciante di auto, che lo avrebbe truffato facendo degli acquisti con degli assegni scoperti, aveva reagito a un brutale pestaggio da parte dello stesso Di Falco, del fratello e di due amici che sarebbero partiti da Palma col proposito di pestarlo e, parrebbe, ucciderlo a colpi di pistola. Il commerciante, vittima del pestaggio, quando avrebbe visto spuntare la pistola, con una mossa fulminea l’avrebbe spostata deviando il colpe sull’addome di Roberto Di Falco. Secondo la Procura ma anche per il gip Giuseppe Miceli, che ha firmato l’ordinanza cautelare, si sarebbe trattato di “omicidio per errore”. Il Tribunale del Riesame, pero’, ha riqualificato il reato diversamente sul piano giuridico.

La spedizione punitiva finita male, in sostanza, si sarebbe conclusa con un omicidio da parte del venditore che, pero’, non sarebbe punibile in quanto avrebbe agito per legittima difesa. I giudici, tuttavia, hanno confermato la custodia cautelare in carcere per Angelo Di Falco e Domenico Avanzato – stessa ipotesi di reato contestata a Zarbo – per l’accusa di tentato omicidio ai danni del figlio del titolare della rivendita di auto, al quale Angelo Di Falco avrebbe provato a sparare dopo che il fratello era caduto per terra in seguito al colpo ricevuto, e per quella di detenzione illegale di arma. La vittima designata, in questo caso, si sarebbe salvata per l’inceppamento dell’arma.

La difesa degli imputati ha sempre sostenuto che i quattro palmesi siano andati a Villaggio Mosè per picchiare il titolare e le immagini della video sorveglianza lo mostrano con chiarezza, e che lo stesso abbia tirato fuori la pistola, e abbia fatto fuoco, uccidendo Roberto Di Falco.

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Tags: ARRESTIautodomiciliariimputatopiazzalerivenditasparatoria
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