Nella provincia di Agrigento la stagione balneare si apre all’insegna dell’incertezza e del rischio concreto di un blocco del comparto balneare, come segnalato dalla stessa Confcommercio provinciale.
La stagione balneare 2025 in Sicilia prenderà ufficialmente il via il 1° maggio e si concluderà il 31 ottobre, secondo quanto stabilito dal Decreto Dirigenziale n. 323 del 21 marzo 2025. Una finestra temporale estesa rispetto ad altre regioni italiane, pensata per valorizzare al massimo le condizioni climatiche favorevoli dell’isola e garantire agli operatori turistici una più lunga operatività stagionale.
La preoccupazione della Confcommercio di Agrigento riguarda la mancanza di Piani di utilizzo delle aree demaniali marittime (Pudm) nei Comuni costieri, che potrebbe mettere in ginocchio l’intero sistema balneare della provincia. Questi strumenti, fondamentali per la pianificazione delle attività su suolo demaniale, sono ancora assenti o in fase embrionale nella maggior parte delle amministrazioni locali.
Senza Pudm approvati e operativi, l’apertura regolare degli stabilimenti balneari rischia di saltare, con pesanti ricadute sull’economia del territorio.
Il quadro normativo che regola la balneazione in Sicilia si articola su più livelli.
La Regione Siciliana, in collaborazione con l’Assessorato alla Salute e le Aziende Sanitarie Provinciali (ASP), ha il compito di identificare le acque di balneazione, stabilire i punti di monitoraggio lungo la costa, classificare i tratti di mare in base alla qualità dell’acqua, secondo criteri ministeriali.
Parallelamente, l’ARPA Sicilia svolge attività di monitoraggio ambientale per valutare la salubrità delle acque e segnalare eventuali anomalie che possano compromettere la sicurezza dei bagnanti. Accanto agli organi regionali, un ruolo chiave spetta ai sindaci dei comuni costieri, ai quali è demandata la gestione operativa delle ordinanze balneari. Devono delimitare i tratti interdetti alla balneazione per motivi sanitari, ambientali o logistici, informare tempestivamente la popolazione e garantire la pubblicazione ufficiale degli atti.
Questi divieti possono riguardare: aree soggette a scarichi fognari non trattati; zone con acque classificate come non idonee alla balneazione; tratti vicini a porti o riserve naturali dove è necessario proteggere l’ambiente o la sicurezza.
Il rischio di blocco del comparto balneare in provincia di Agrigento nasce dall’inadeguatezza di strumenti urbanistici fondamentali. I Pudm, obbligatori per legge, definiscono le modalità di utilizzo del demanio marittimo, assegnano le concessioni, regolano i servizi e armonizzano le esigenze turistiche con la tutela ambientale.
A oggi, la quasi totalità dei Comuni agrigentini non ha ancora approvato il proprio piano. Questa assenza impedisce agli imprenditori del settore di programmare per tempo aperture, investimenti e assunzioni, generando un clima di stallo e incertezza generalizzata.
Nel desolante panorama provinciale, il Comune di Menfi si distingue per lungimiranza amministrativa. Ha già adottato un Pudm efficiente e operativo, permettendo agli operatori turistici di avviare le attività in anticipo e senza intoppi burocratici.
Il blocco del comparto balneare potrebbe provocare danni economici ingenti. Senza certezze su concessioni e avvii, molti operatori sono costretti a ritardare o annullare le prenotazioni, con effetti a catena su ristorazione, accoglienza, commercio e occupazione.
Segui il canale AgrigentoOggi su WhatsApp
