L’ultima mostra della Fondazione Orestiadi, che si è tenuta alle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento, segna la fine di un capitolo per Calogero Pumilia, che ha deciso di dimettersi dopo una serie di controversie con la professoressa Francesca Maria Corrao e il consiglio di amministrazione della Fondazione. Pumilia, che ha preso le redini della Fondazione dieci anni fa, si è visto contestare le sue scelte, tra cui l’apertura delle Fabbriche Chiaramontane ad Agrigento. Nonostante ciò, ha risanato e rilanciato la Fondazione, portandola fuori da una grave crisi finanziaria.
“Mi sono dimesso per la mia dignità“, afferma Pumilia, chiarendo che la sua decisione non è stata imposta da sfiducia ufficiale, ma dalla volontà di non entrare in conflitto con chi ha lavorato insieme a lui. “Io potevo rimanere al mio posto. Mi sono dimesso perché la mia dignità non mi consente di iniziare una guerra con le persone con le quali ho collaborato e con la creatura che io ho salvato“, aggiunge Pumilia, sottolineando la sua volontà di non alimentare il conflitto.
Durante il suo mandato, Pumilia ha affrontato un debito di 1,8 milioni di euro e ha garantito finanziamenti cruciali, tra cui contributi regionali e nazionali. “Ho preso in mano la Fondazione quando era gravata da un milione e 800 mila euro di debiti e si trovava nella incapacità di fronteggiare questa situazione, anche da parte della professoressa Corrao, che è stata per qualche tempo presidente. Io l’ho risanata, l’ho rilanciata, ho sempre fatto delle scelte in tutto condivise e approvate dal Consiglio d’amministrazione e dal Collegio sindacale“, racconta Pumilia con orgoglio.
Pumilia sostiene che le scelte per le Fabbriche Chiaramontane fossero in linea con l’impegno della Fondazione, nonostante le critiche sulla non fedeltà al progetto originario di Gibellina. “La professoressa Corrao ha condiviso tutte le scelte per l’apertura delle Fabbriche Chiaramontane ad Agrigento e il programma da realizzare, quindi ritenerle non in linea con quello che si faceva a Gibellina non è corretto”, afferma, aggiungendo che le Fabbriche dovevano tenere conto di un contesto diverso, ma mantenendo il legame culturale con Gibellina.
Pumilia ribadisce che le Fabbriche non hanno mai sottratto risorse a Gibellina e che erano un’impresa autosufficiente. “Le Fabbriche non hanno distolto personale dagli eventi di Gibellina, non hanno distratto né risorse umane, né finanziarie. È stata una impresa che ha camminato sulle proprie gambe“, sottolinea, difendendo il lavoro svolto.
La sua frustrazione è evidente quando parla dei piani culturali per Agrigento, in vista del 2025 come Capitale della Cultura, e della mancanza di sinergia con Gibellina. “Sarebbe stato logico, opportuno, che ci fosse un rapporto tra queste due realtà, Agrigento e Gibellina, affinché si mettessero insieme per dimostrare che la Sicilia ha un’offerta culturale di grande valore“, afferma con rammarico, aggiungendo che, invece, si è scelto di “rompere questo rapporto” e banalizzare la vicenda di Gibellina come Capitale dell’Arte Contemporanea.
Infine, Pumilia difende il lavoro svolto con Beniamino Biondi e Daniela Thomas, esprimendo disappunto per il giudizio negativo della professoressa Corrao. “È assolutamente irriguardoso, privo di senso, non dare atto a chi ha diretto le Fabbriche, e cioè a Beniamino Biondi, un intellettuale che ha dato un contributo straordinario e a Daniela Thomas di quanto hanno fatto“, afferma, rimarcando come le Fabbriche non abbiano sottratto risorse a Gibellina.
Pumilia ricorda con amarezza la chiusura prematura della mostra che avrebbe dato il via a una serie di eventi per il 2025, e il fallimento di continuare a sviluppare il programma culturale pensato per il 2025. “Avevamo già immaginato un programma, da qui a luglio, che avevamo sottoposto alla considerazione dell’Ente Parco e avevamo immaginato di fare la conferenza stampa per la presentazione. Questi invece hanno deciso di ritirarsi nel proprio paesotto“, conclude con delusione.
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