Il tribunale del Riesame, accogliendo in parte il ricorso degli avvocati Giovanni Castronovo e Riccardo Gueli, ha disposto gli arresti domiciliari, con il braccialetto elettronico, per l’operatore ecologico Calogero Lillo Prinzivalli, 41 anni, finito in carcere all’alba del 14 gennaio scorso nell’ambito della seconda “fase” dell’inchiesta dei carabinieri che avrebbe sgominato le famiglie mafiose di Porto Empedocle e Agrigento/Villaseta.
A guidare la prima, ci sarebbe Fabrizio Messina; l’altra sarebbe invece guidata da Pietro Capraro. Uno dei filoni d’indagine ha consentito di ricostruire un consistente possesso e traffico di armi che sarebbe stato utilizzato per attentati e intimidazioni.
Fra gli episodi contestati, uno che risale al 10 febbraio scorso. Prinzivalli, insieme ad altri tre indagati, ritenuti in organico o vicini alla famiglia mafiosa di Agrigento/Villaseta, avrebbe portato una pistola clandestina calibro 7,65 dalle parti di Fondacazzo per provarla esplodendo alcuni colpi di pistola all’indirizzo di un cartello stradale.
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