La mediterraneità della Magna Grecia
Progetto Culturale in armonia con Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025
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Pirandello alla ricerca della verità

Carlo Di Lieto, docente di Letteratura italiana all’Università degli Studi di Napoli “Suor Orsola Benincasa”, pur essendo uno dei massimi esperti su Pirandello, riesce ancora a sorprenderci per l’acutezza del suo pensiero e l’infaticabile ricerca di studioso per darci una ulteriore immagine del drammaturgo sui “dissoi logoi” dei sofisti. Nel suo editoriale pubblicato per Agrigento Capitale 2025 lui penetra in profondità nel pensiero pirandelliano evidenziando come il poeta e scrittore agrigentino approdi alla filosofia dei sofisti dell’Atene di Pericle del V secolo a.C. Nelle meditazioni dei sofisti – i nuovi uomini che rappresentavano la cultura dell’Atene di Pericle, della Magna Grecia e della Sicilia – le disquisizioni fisiche o teologiche erano più che altro teoriche e sterili; esse costituivano una fratturazione rispetto all’indagine naturalistica. Pirandello assimila il pensiero sofistico e prende in considerazione l’uomo rispetto alla natura; egli si sposta dunque dal mondo della Natura a quello dell’Uomo e rileva che la “verità” è sempre contraddittoria e inconoscibile. Nel dialogo finale del “Così è (se vi pare)” la signora Ponza esprime compiutamente quel tipo di verità affermando «La verità? è solo questa: che io sono, sì, la figlia della signora Frola – Ah! – E la seconda moglie del signor Ponza – Oh! E come? – Sì; e per me nessuna! nessuna! – Ah, no, per sé, lei, signora: sarà l’una o l’altra! – Nossignori. Per me, io sono colei che mi si crede. (…) Ed ecco, o signori, come parla la verità». È il relativismo psicologico di Pirandello, il suo scetticismo sulla possibilità di conoscere una realtà oggettiva e unitaria; l’uomo, è un essere frantumato, continuamente in divenire; egli non può mai cogliere sé stesso e gli altri nella loro totalità. Nella sua narrativa (Uno, nessuno e centomila) è espresso chiaramente come ognuno porti con sé, consciamente o involontariamente, la maschera dietro la quale si celano una infinità di personalità dissimili e oscure (nell’Uno l’unicità dell’individuo; in Centomila le personalità che gli altri vedono in noi; in Nessuno alcuna personalità essendo l’uomo un divenire continuo). Carlo Di Lieto nelle sue riflessioni fa emergere come il Premio Nobel agrigentino abbia dialogato con il pensiero sofistico di Gorgia e Protagora ed abbia condiviso con essi che la vita è un continuo fluttuare, una trasformazione in cui il presente sfugge a qualunque tentativo di arresto. Ognuno è simile ad un camaleonte, che si mimetizza cambiando colore e forma in ragione del contesto ambientale in cui si trova. Non esiste un’identità unitaria e coerente ma un insieme di “io” che si avvicendano e si sovrappongono. I “dissoi logoi” (doppi discorsi, “ciò che è coincide con ciò che appare”, “non può esistere una verità assoluta”) dei vari personaggi pirandelliani ci confermano che gli stessi hanno le caratteristiche del filosofo sofista. È il pensiero creativo di Pirandello
Italo Abate
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