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Home » Spettacoli » Fabio Concato ad Agrigento: un viaggio tra musica, ricordi ed emozioni

Fabio Concato ad Agrigento: un viaggio tra musica, ricordi ed emozioni

Luigi Mula Di Luigi Mula
12 Gennaio 2025
in Spettacoli
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Dopo il sold out del 2022, Fabio Concato torna domani 11 gennaio, alle 21, al Palaforum G. Bellavia di Agrigento (c/o Sport Village, c.da Esa Chimento), con il tour “Altro di me”. Il cantautore milanese, ma con sangue materno siculo, per celebrare Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025, ha scelto una scaletta originale.

“Altro di Me”, infatti, esprime un desiderio: scegliere, nel proprio catalogo di oltre 150 canzoni, brani non eseguiti da tempo per proporli al pubblico condividendo sorpresa, ricordi, emozioni della riscoperta di queste atmosfere musicali in un concerto dove, oltre ai classici grandi successi di Fabio Concato, trovano spazio e attenzione tanti “vecchi, cari amici”.

“E sarà proprio come un appuntamento – ci confida al telefono Fabio Concato – tra vecchi amici, per riscoprire piccoli e grandi capolavori”, come Rosalinda, Domenica bestiale, Ti ricordo ancora, Speriamo che piova, Guido piano.

Più di 45 anni di carriera e non sentirli…
“Oddio parliamone! (sorride)…Un po’ li sento, ma mi diverto ancora molto. Il concerto credo che sia l’aspetto più ludico del mio lavoro. Poi parlo con alcuni miei colleghi e mi dicono che si divertono meno o non hanno più voglia. Sono un po’ nomade e dopo due – tre giorni di stare a casa ho sempre il desiderio di rifare le valigie e partire. Finché il buon Dio mi darà la salute, andrò in giro a fare musica”.

Com’è cambiata la musica in tutti questi anni?
“C’è stata un’invasione planetaria del Rap e del Trap. Se da un lato ci sono dei testi molto interessanti e potenti, anche dal punto di vista sociale, dall’altro la musica è un po’ sacrificata. Ogni tanto mi piacerebbe riascoltare della melodia e non questo battito tremendo ed ansiogeno che di solito utilizzano loro. Ultimamente, però, mi sembra che qualcuno stia cercando di ritornare sulla musica che facevamo noi vecchi autori”.

“Io convinto di aver ragione in questo tempo così feroce”, canta ne L’altro di me. Ma questo tempo lo trova davvero così feroce?
“Accidenti! A Milano è particolarmente feroce, basta vedere come viviamo noi milanesi; siamo quasi sempre arrabbiati”.

Ma anche noi siciliani non scherziamo…
“In fondo ci sentiamo tutti poco protetti, abbandonati da una classe politica che pensa ai mega interessi, incurante dei bisogni della gente. Questo non favorisce le relazioni sociali. Qui a Milano siamo discretamente infelici. La domenica passo dall’Opera San Francesco, che si trova vicino a dove abito. Vedo papà e nonni, con figli e nipoti, in fila per mangiare lì. Persone che, fino a qualche tempo fa, avevano un lavoro e che riuscivano a vivere discretamente. Questo non è il progresso, questa non è la crescita, come sentiamo sempre dire in televisione”.

Oggi si parla anche di emergenza educazionale, lei ha una nipotina alla quale ha anche dedicato un suo brano L’aggeggino. Come immagina il suo futuro?
“La mia è ancora piccina, ha 4 anni, ma vederla smanettare sui device mi fa impressione; a momenti ne sa più di me, ma questo è naturale (sorride). Ritornando alla sua domanda, mi sembra che di educazione ce ne sia poca, a partire dalle nostre scuole che dovrebbero insegnarla, così come dovrebbero insegnare l’educazione civica, il rispetto, la cortesia e le buone maniere. Spesso le famiglie, con l’alibi del lavoro, lasciano un po’ troppo i figli da soli. Credo che la responsabilità sia anche nostra e non semplicemente dei ragazzi che, devo sottolineare, non sono tutti disorientati. Conosco tanti giovani impegnati nel sociale, che lavorano ed hanno una buona educazione”.

Suo padre, Gigi Concato, è stato un bravissimo chitarrista jazz. Le si sente più pop o più jazz?
“Decisamente più Pop! Ho dentro di me alcune cose che mi sono state instillate da mio padre, che, in realtà, faceva il rappresentante di occhiali. Quando era a casa c’era soltanto della musica ed era musica jazz o brasiliana che io ascoltavo perché mi piaceva stare con lui. Mio padre mi ha trasferito questo talento ed i miei amici jazzisti mi dicono che è notevole, ma sono tutto tranne che jazzista. Scrivo e canto ed ogni tanto mi vengono fuori questi colori”.

Il brano Gigi è bello e struggente: “Dimmi dove sei …suoni ancora per gli angeli e ti siederanno intorno li farai cantare”. È un testo davvero commovente; avverte a volte la presenza di suo padre?
(Pausa di riflessione….poi continua) “Alle volte sento qualche presenza strana (sorride), ma magari è solo una suggestione. Però ci sono dei momenti in cui ascolto o faccio musica che mi sembra che lui mi stia vicino. Non importa se questa sensazione sia vera o falsa, importa che io la senta. Ognuno ha i propri modi per consolarsi”.

Ha scritto brani straordinari: Ti ricordo ancora, Guido piano, Rosalinda …e anche Domenica bestiale, canzone che Gino Paoli le disse che alla fine avrebbe odiato. È successo davvero?
“Il vecchio Gino aveva ragione! Quando gli ho chiesto il motivo, lui mi disse: ‘Te la chiederanno in continuazione’. È stato un successo clamoroso ed ancora oggi, a distanza di 43 anni, se non la faccio mi aspettano fuori con cattive intenzioni (scherza). Alcune canzoni hanno il potere di trasmettersi da generazione a generazione”.

Ad Agrigento domani 11 gennaio, con il tour Altro di me. Perchè questo titolo?
“Perché ho deciso di fare ascoltare delle canzoni che amo profondamente, che non faccio in pubblico da 35 anni e che ancora oggi hanno un senso profondo. Altro di me significa che, oltre alle canzoni famose, ci sono anche brani più recenti. Stiamo raccogliendo dei pareri molto favorevoli rispetto a questa scelta”.

Qualche titolo?
“Solo, che è un pezzo che dura due minuti, Oltre il giardino, presentato al Festival di Sanremo nel 2007, che è la storia di un 50enne che perde il lavoro, che si deve reinventare e decide di fare il giardiniere, Carlo che sorride, una canzone meravigliosa, perché scritta per un amico che non c’è più”.

Nel 2022 ha registrato il sold out al Pirandello di Agrigento. Che ricordo ha di quell’esperienza?
“Ricordo la bellezza della Città e del suo Teatro, ma anche del buon cibo. Torno sempre molto volentieri in Sicilia, per l’accoglienza che il pubblico mi riserva. Io ho una parte di sangue siculo, per via dei bisnonni materni che erano originari di Modica. Quando scendo mi sento a casa e mi succede una cosa strana: quando me ne vado ho una specie di mal di Sicilia. Molta malinconia e il dispiacere di andarmene”.

Prima di lasciarla volevo però dirle che al telefono non ha la voce da paperino, come lei sostiene…
“Si vede che la linea era abbastanza buona…”, mi congeda così sorridendo di gusto.

Luigi Mula

Luigi Mula

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