Nelle carte del provvedimento di fermo di indiziato di delitto di 30 persone nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Palermo che ha disarticolato le famiglie mafiose di Agrigento/Villaseta e Porto Empedocle, sono riportati anche diversi episodi recenti. Uno di questi, addirittura, di poco meno di un mese fa. Era 23 novembre scorso quando i carabinieri del Comando provinciale di Agrigento fermano lungo la Statale 115, quasi in prossimità del territorio di Licata, un’auto con a bordo due persone. Si tratta di due operatori ecologici, uno dei quali Guido Vasile, 66 anni, di Villaseta, dipendente di una ditta di rifiuti, noto in città per la sua attività di rappresentante dei netturbini che lo ha portato, in passato, a partecipare pure a incontri e riunioni con rappresentanti istituzionali.
Quello che doveva essere un normale posto di controllo in realtà non è altro che l’attività investigativa di riscontro all’inchiesta dei carabinieri del reparto Operativo di Agrigento sfociata con il fermo, appunto, di trenta persone. I militari dell’Arma hanno proceduto alla perquisizione della vettura trovando un sacchetto della spesa blu, contenente ben 120 mila euro in contanti suddivisi in cinque buste: 50 mila euro in due contenitori, 40 mila euro in altrettanti e 30 mila euro in una busta.
L’accompagnatore di Vasile si è assunto la paternità del sacchetto affermando di averlo trovato casualmente su alcuni gradini del centro storico di Agrigento, mentre stava svolgendo la sua attività di operatore ecologico. Vasile era intercettato da mesi e proprio le microspie hanno permesso di documentare tutte le fasi precedenti. La sera prima, infatti, si era organizzato il viaggio a Licata e con quei soldi, secondo gli inquirenti doveva pagare una partita di sostanze stupefacenti, poi da spacciare tra Agrigento, Villaseta e territori limitrofi.
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