Alla provincia di Agrigento resta il primato di un triste record. Il maxi sequestro di 5,3 tonnellate di cocaina avvenuto al porto di Porto Empedocle è risultato essere il quantitativo più ingente mai effettuato in Italia. Erano destinate a rifornire l’intero mercato nazionale e avrebbe potuto fruttare 850 milioni di euro. La polvere bianca è stata rinvenuta in una parete a doppiofondo del peschereccio Ferdinando D’Aragona.
Dalla motonave Plutus, battente bandiera di Palau, al motopeschereccio Ferdinando D’Aragona che, aveva concluso il suo tragitto a Porto Empedocle, nell’Agrigentino, dove la Guardia di finanza ha fatto irruzione arrestando, in due riprese, quindici persone. I membri dei due equipaggi, di nazionalita’ albanese, russa, tunisina, azera e ucraina, finiscono adesso a processo con l’accusa di fare parte di un’organizzazione criminale che riforniva gran parte del mercato italiano della droga.
Il processo, dopo che il gip ha disposto il giudizio immediato, si terra’ davanti al tribunale collegiale di Agrigento, presieduto da Alfonso Malato, a partire dal 15 luglio. L’operazione e’ scattata lo scorso 19 luglio ed e’ stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. L’intervento e’ stato condotto con l’impiego di numerosi mezzi aerei e navali costieri e alturieri del comando operativo aeronavale di Pratica di Mare.
In particolare, le attivita’ investigative hanno documentato come la motonave Plutus, in navigazione nel Canale di Sicilia in acque internazionali, quella notte avesse gettato in mare l’ingente carico di cocaina che trasportava per il successivo recupero da parte del motopeschereccio Ferdinando D’Aragona, poi fermato dai mezzi navali dei finanzieri.
Una storia di altissimo livello di narcotraffico quella che avuto il suo epilogo nel porto di Porto Empedocle. Il territorio agrigentino, non certamente destinazione finale del carico di cocaina, è stato soltanto il teatro, quasi casuale, in cui tutto è avvenuto. Come sono stati casuali i tanti ritrovamenti di coca e hashish, nel corso degli ultimi anni, tra il mare di Lampedusa e le spiagge agrigentine. In tutti i casi s’è trattato di carichi persi per consegne andate male.
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