Anche dall’ “Angolo” di questa testata giornalistica “Agrigento oggi” che, in questa sua ultra-decennale presenza nel panorama dell’informazione ha registrato via via, un crescente numero di lettori tuttora in costate aumento, mi è gradito formulare auguri per il nuovo anno.
E – vedi caso, – accingendomi a scrivere – mi imbatto con un tratto de “I siciliani” di Gaetano Savatteri”.
Ora che l’Italia è fatta , dobbiamo fare gli affari nostri ”dice ne “i Viceré “uno dei personaggi di De Roberto. E poi, più nettamente: “Un tempo la potenza della nostra famiglia veniva dal Re; ora viene dal popolo…La differenza è più di nome che di fatto”. Per concludere : “La storia è monotona ripetizione…”.
Un pensiero che, forse, non pienamente del tutto condivisibile, mi pare che possa risultare per tutti provocatoriamente utile per l’attuale particolare situazione dell’Italia; come pure a cascata, in terra agrigentina dove, in tanti Comuni, democraticamente, in questi ultimi anni, il popolo ha deciso per il cambiamento. Che poi non arriva.
Provocatoriamente utile perché dopo tutti i gravissimi problemi accumulati soprattutto nell’ultimo decennio, anche a causa del covid, (ma non solo !), la maggioranza dei cittadini che hanno avuto il coraggio di recarsi a votare nelle ultime elezioni politiche, vorrebbe vedere una sostanziale svolta, concreta e significativa.
Proprio come deciso dal voto popolare, che ha consentito per la prima volta della nostra vita repubblicana, la formazione di un Governo in tempi eccezionalmente brevi.
Una svolta però, che, per la verità, tarda ad arrivare ed anzi su qualche punto, … come per esempio quello degli sbarchi dei clandestini che disperatamente approdano a Lampedusa… la situazione si è di non poco aggravata. Mentre di converso certa logica familistica è risultata confermata e forse aggravata.
Tutto un quadro questo che nel nostro contesto fortemente segnato dalla cultura cristiano-cattolica richiama a quanto contemporaneamente hanno scritto diversi uomini di Chiesa, con ruoli di particolare responsabilità, invitando a rivedere ed eventualmente correggere per migliorare.
Come nell’agrigentino il nostro arcivescovo Mons, Alessandro Damiano, che nel suo recente messaggio per l’indizione della Visita pastorale, la cui apertura è avvenuta lo scorso 25 novembre in cattedrale, con l’ambizioso desiderio-propositodi concluderla “entro la fine dell’anno giubilare”, – cioè entro il 2025; mentre intanto invita tutti a prestare attenzione, unitamente ad alcuni suggerimenti del Sinodo a “ripensare le forme e le modalità dello stare insieme”.
E, a proposito, proprio dal Sinodo che è in corso, arriva la spinta forte a concentrare l’attenzione sulla “Corresponsabilità”
Corresponsabilità anzitutto nella vita e nella missione della Chiesa, ma subito di riflesso, – come si nota subito – dalla lettura del documento anche nella società civile nel suo complesso; società civile sollecitata ad un vero rinnovamento, pressantemente richiesto dai tempi che viviamo.
Ed a voler essere più precisi, nel documento sulla corresponsabilità, non mancano, nemmeno in qualche punto, anche delle vere e proprie punzecchiature che, dai Vescovi, vengono rivolte all’attuale “governance[” politica di tutti i Partiti, che nelle votazioni ottengono fiducia dai cittadini, secondo le regole del nostro sistema democratico.
Democrazia come concretamente vissuta.Democrazia che, per tutelare se stessa e non cadere nella disistima generale, deve avere la forza – dicono i Vescovi – di eliminare e correggere tempestivamente i vari difetti. come le intolleranze, gli abusi, gli sperperi di denaro pubblico, i reati di vario genere in tutti campi, senza guardare in faccia nessuno.
E quindi avere la capacità di sentire come dovere quello di correggere, rivedere, ripensare un modo sempre nuovo di tradurre in pratica l’azione di governo nella logica della corresponsabilità e della crescente solidarietà, per ridurre le diseguaglianze a vantaggio delle fasce sociali più deboli.
Una logica questa di lotta alle diseguaglianze non al singolare, come nei sistemi di dittatura, ma al plurale, con l’impegno e la fatica di tutti, dato che il principio fondante della democrazia, è che la sovranità appartiene al popolo. E quindi, tenendo sempre conto che , – per la nostra Costituzione – questa sovranità il popolo la “esercita nell’ambito e nei limiti stabiliti” dalla stessa Costituzione, che periodicamente chiama tutti al dovere civico di scegliere con il proprio voto.
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