Rocco Forte, erede di una dinastia alberghiera, ha registrato un successo senza precedenti nella valorizzazione della sua catena, ottenendo un notevole incremento di valore. La storia di questo italiano, figlio di Sir Charles Forte, inizia dalla riconquista dopo una brusca perdita nel mercato finanziario. Grazie a un’intuizione e alla collaborazione con influenti figure, Rocco Forte ha ricondotto la sua attività quasi alla miliardaria.
Il ritorno alle origini è stato cruciale per Sir Rocco, che ha deciso di investire in alberghi di lusso a Roma, Firenze e in altre località. Per noi siciliani è forte il legame con la struttura agrigentina, il Verdura Resort a cui si riferiscono le foto. Tuttavia, nonostante gli sforzi, i suoi affari non stavano prosperando come desiderato. L’incontro casuale con un giornalista finanziario, organizzato tramite una serie di contatti, ha portato alla luce l’interesse del Fondo strategico italiano per gli investimenti nel turismo, presentando un’opportunità per Rocco Forte.
Dopo un primo rifiuto del Fondo strategico, l’analisi dei dati finanziari ha rivelato che la catena alberghiera di Forte raggiungeva il fatturato richiesto, aprendo così le porte a un accordo di investimento nel 2014. Questa transazione ha dato nuovo impulso alla sua azienda, migliorandone la situazione finanziaria e la redditività.
Attualmente, la Cassa depositi e prestiti sta cedendo la sua quota del 23% al Fondo sovrano dell’Arabia Saudita, valutando la catena Rocco Forte a 1,4 miliardi di euro. Questa operazione è un chiaro esempio di successo derivato da un investimento iniziale di 76 milioni, con uno stato italiano che incassa ora 322 milioni.
L’abilità di Forte nel valorizzare la sua catena alberghiera, supportato da investimenti mirati come il Villa Igea di Palermo, evidenzia l’effetto moltiplicatore di opportunità ben sfruttate. Il ritardo nelle prime trattative d’affari, in questo caso, ha portato a risultati straordinari. Il futuro degli affari di Sir Rocco resta un mistero, ma i risultati parlano per sé.











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