Con L’Onorevole di Leonardo Sciascia, nella versione e per la regia di Gaetano Aronica, è calato il sipario sul fortunato cartellone 2022/2023 del Teatro Luigi Pirandello di Agrigento, ideato dal direttore artistico Francesco Bellomo.
La stagione, che si è aperta con Il caso Tandoy, scritto e diretto da Michele Guardì, ha riservato piacevolissime sorprese come The Children, State Buoni se potete, Mine vaganti, Come tu mi vuoi, La vita davanti a sé, Don Chisciotte, La roba, Stanno sparando sulla nostra canzone.
Spenti i riflettori, al noto produttore teatrale, che quest’anno ha sbaragliato i botteghini da Nord a Sud con produzioni di successo come, per esempio, Il padre della sposa con Gianfranco Jannuzzo e Fiori d’acciaio con un cast stellare capitanato da Tosca d’Aquino, abbiamo chiesto di tracciare un consuntivo della stagione che si è appena conclusa:
Direttore Bellomo, si aspettava questo gran finale?
“Avevo già fatto conoscenza con L’Onorevole quando, giovanissimo, ho recitato nel piccolo teatro pirandelliano. Da produttore ho avuto sempre il desiderio di portarlo in scena, ma per diversi motivi non ero mai riuscito a realizzare il progetto. Lo spettacolo nasce dalla collaborazione con Gaetano Aronica. Grazie alla sua capacità di adattare i testi, smussarli e ammodernarli è nata la pièce molto apprezzata dal pubblico”.
Inizialmente non doveva essere il co-regista, cos’è successo?
“I numerosi impegni mi hanno portato a declinare. Gaetano mi ha prospettato un progetto che ho condiviso perché in linea con le mie idee. Per l’occasione abbiamo anche proseguito nel solco tracciato dalla Compagnia del Teatro Pirandello, la stessa formazione che tanto bene aveva fatto con Ombre e Vestire gli Ignudi. Così è nata la versione che ha chiuso con successo la stagione del Pirandello”
Cosa intende dire quando parla di elementi della Compagnia?
“Dobbiamo intendere la Compagnia del Teatro Pirandello in maniera moderna. Esistono produzioni del teatro Pirandello che annoverano di volta in volta attori diversi. La Compagnia del teatro Pirandello, per esempio, ha fatto Il Caso Tandoy, State buoni se potete, Il quantico di Natale. Si tratta sempre della Compagnia del Teatro Pirandello, indipendentemente dal fatto che al suo interno ci possono essere formazioni diverse. Dobbiamo superare l’idea di una Compagnia intesa come “Compagnia del capocomico” tout court, come si usava una volta”.
Un cartellone molto applaudito che ha fatto registrare diversi sold out?
“Io mi reputo un produttore artistico ed ho sempre cercato di intercettare quelli che sono i desideri del pubblico. L’ho sempre fatto ed è andata quasi sempre bene. Per questo motivo ho tentato di adottare lo stesso metro per quanto riguarda le scelte sia del cartellone che delle produzioni da realizzare. Ho semplicemente applicato al Teatro un metodo che prima era di una produzione privata”.
Ha già pensato al nuovo cartellone?
“Ho le idee abbastanza chiare! Adesso dovremmo riunirci insieme al CdA della Fondazione, per capire meglio l’indirizzo. Credo che il teatro possa crescere ulteriormente in virtù di quelle che sono le esperienze fatte, senza cadere nella tentazione di non cercare di superare i traguardi raggiunti”.
Qualche anticipazione sulla nuova stagione?
“La stagione si preannuncia in linea con le scelte precedenti. Sicuramente ci sarà dentro una produzione che desideravo da tempo, con una regia di forte impatto internazionale, un passo in aventi rispetto a quello che abbiamo già fatto. La linea vincente della stagione appena conclusa è stata quella di sposare autori come Verga, Pirandello e Sciascia, per questo motivo torneremo ad ospitare alcuni importanti autori siciliani. Ci sarà, inoltre, una ulteriore apertura a quelli che sono gli spettacoli di teatro contemporaneo e ospiteremo alcuni dei maggiori successi nazionali della stagione teatrale in corso”.
Quali sono secondo lei i gusti degli spettatori?
“Il pubblico agrigentino ha dimostrato di apprezzare una certa tipologia di spettacoli, ma è stato anche presente quando ci sono stati spettacoli più di nicchia. Un pubblico sicuramente che conferma il desiderio di avere prodotti di alto livello”.
Cosa risponde al pubblico che spesso lamenta la presenza di spettacoli infrasettimanali?
“Purtroppo le compagnie di giro, di grossa rilevanza, cercano tendenzialmente teatri che garantiscano diverse repliche, come l’ ABC di Catania, Al massimo di Palermo o il Vittorio Emanuele di Messina. È inevitabile! È complesso portare i grandi nomi come Ferzan Ozpetek o Alessio Boni il sabato e la domenica. Per garantire il sabato e la domenica, la scelta sarebbe quella di sacrificare la qualità degli spettacoli, pur optando per spettacoli molto dignitosi. Ma noi puntiamo sempre al meglio”.
Altra nota dolente è il ritardo nell’inizio degli spettacoli, soprattutto quelli serali …
“Con me spezza una lancia! Nei teatri più importanti d’Italia lo spettacolo inizia alle 19:30, così il pubblico, dopo, può tranquillamente continuare la serata. Questo è stato sempre uno dei miei progetti. Anche iniziare in ritardo per attendere il pubblico è una consuetudine che deve essere ridimensionata, chi arriva dopo l’inizio dello spettacolo si dovrebbe far accomodare nel loggione e nell’intervallo invitarlo a prendere il suo posto, come nel resto dei teatri italiani”.
Nel 2022 il Pirandello viene riconosciuto Teatro di Produzione nazionale, tutto merito suo?
“Probabilmente in passato nessuno aveva provato a percorrere questa strada. Il mio background ha forse agevolato un percorso; il riconoscimento tiene conto di tutta una serie di parametri. Il risultato è che oggi il Pirandello gode di grande prestigio in tutto il Paese. Ed è questo quello che conta”.
Quali benefici per il Teatro?
“Essere riconosciuti dal Ministero come Teatro di produzione nazionale significa fruire di nuovi contributi, avere la possibilità di essere inseriti in cartelloni a livello nazionale e, tra le altre cose, acquisire punteggio ai fini della rendicontazione”.
È pronto per la sfida Agrigento 2025?
“Una città Capitale Italiana della Cultura deve avere come snodo fondamentale il suo teatro, soprattutto quando si tratta di un teatro importante come il Pirandello. Sarebbe dunque necessario pensare ad un programma artistico di grande impatto, coinvolgendo compagnie internazionali. Al momento però io non faccio parte dell’organigramma di Agrigento 2025 e dunque non vorrei affrontare l’argomento. Ove la mia presenza dovesse essere richiesta, allora in quel caso ne potremmo riparlare”.
Luigi Mula
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