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Home » L’angolo di don Diego » Il punto di vista dei Vescovi italiani per questo 1° maggio

Il punto di vista dei Vescovi italiani per questo 1° maggio

Valentina Alaimo Di Diego Acquisto
1 Maggio 2023
in L’angolo di don Diego
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Il punto di vista dei Vescovi italiani

per  questo 1° maggio. Lo hanno chiaramente espresso in anticipo,  alcune settimane fa, con un documento approvato e divulgato, attraverso l’apposita  Commissione episcopale CEI per i problemi sociali e il lavoro, dal titolo “Giovani e lavoro per nutrire la speranza”.

 Un documento, in cui subito si dice che “I dati sull’occupazione in Italia mettono in luce un fatto assai preoccupante: circa un quarto della popolazione giovanile del nostro Paese non trova lavoro, soprattutto nel Mezzogiorno”.

Ed a questo punto, l’urgenza e la necessità di interrogarsi  su quanto la  società, le istituzioni, le nostre comunità investono per dare prospettive di presente e di futuro ai giovani. Perché, – dicono i Vescovi italiani, con dirompente chiarezza – “i giovani pagano anzitutto il conto di un modello culturale che non promuove a sufficienza la formazione”. Non  solo. Questo modello “fatica ad accompagnarli nei passi decisivi della vita e non riesce a offrire motivi di speranza”.

Ed a seguire il punto di vista di  Papa Francesco, che in più di una occasione, non ha mancato di fare osservare come in genere nel mondo, ed in Italia in particolare,  “i giovani sperimentano forme di esclusione ed emarginazione…. la prima e più grave è la disoccupazione.

Una disoccupazione che,  in alcuni Paesi e regioni d’Italia, raggiunge livelli esorbitanti. Tale mancanza di lavoro, “oltre a renderli poveri,  recide nei giovani la capacità di sognare e di sperare e li priva della possibilità di dare un contributo allo sviluppo della società”.

E, purtroppo, conosciamo molto bene quale sia  l’impatto sulla vita ordinaria di questa situazione, nella nostra regione e nel nostro territorio agrigentino in particolare.  Una situazione  che porta non solo a  rimandare le scelte di vita, ma ancora più grave, contemporaneamente, “si rimuove dall’orizzonte futuro, la generazione di figli”.

La conseguenza è  il cosiddetto inverno demografico che colloca l’Italia tra i paesi in cui le nascite ogni anno diminuiscono sempre più. Rispetto ai giovani di sesso maschile, poi si constata che  le giovani donne diventano sempre più marginali, con un ulteriore peggioramento delle opportunità lavorative e sociali.

Preoccupante  il numero elevato di giovani che lasciano il Sud, le Isole e le aree interne per cercare fortuna nelle aree metropolitane del Nord Italia o che addirittura abbandonano per sempre dalla terra di origine. Bisogna anche rilevare che dove scarseggia la domanda di lavoro, i giovani, specie dalle nostre parti,  sono sottopagati, vedendo anche troppo spesso  frustrate non solo le loro capacità, ma anche eventuali competenze acquisite. Preoccupante ed in crescita  anche il tasso dei giovani che non studiano né lavorano,   finendo alcuni nelle reti della criminalità, del gioco d’azzardo, del lavoro nero, del mondo della droga e dell’alcolismo. Bisogna  porre rimedio a questa crisi epocale – dicono i Vescovi. Avvertiamo –  viene a noi da aggiungere ed auspicare, un impegno nuovo e diverso  anzitutto da parte dell’attuale nuovo Governo, in carica da pochi mesi, e scelto dagli elettori chiaramente diverso dal precedente, formato da uomini che hanno guidato le fila della Comunità italiana per oltre un decennio.

Come  pure  – vorremmo, – così come suggeriscono i Vescovi – che le  stesse Comunità cristiane, in spirito sinodale, fossero sempre più luoghi di incontro e di ascolto, soprattutto dei giovani e delle loro aspirazioni, dei loro sogni, come anche delle difficoltà che essi si trovano ad affrontare. Con la precisa indicazione che si trae dal documento “Giovani e lavoro per nutrire la speranza”…… Cioè ! che valorizzando anche i beni della Chiesa, ma non solo …si  possano creare o comunque favorire sempre più e meglio, nuove opportunità lavorative per i giovani nella logica dell’ecologia integrale della  “Laudato si’”. Con l’impegno serio a scommettere insomma  sulla capacità di futuro dei giovani, in uno sforzo, umano e   culturale davvero nuovo,  di alleanza tra economia, finanza, politica e cultura.

 

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