“Faccio uso di droga, di crack in particolare”. Durante l’interrogatorio, svoltosi nella caserma dei carabinieri di Racalmuto, Salvatore Sedita, 34 anni, ha ammesso d’essere stato lui ad uccidere i genitori. Lo ha detto pronunciando frasi senza senso, e farneticanti nei confronti delle vittime. Numerosi i fendenti inferti con l’uso di una mannaia da macellaio. Un macabro rituale compiuto – è più di un sospetto – sotto l’effetto di droga. Di crack. Diventato da un po’ di tempo lo sballo dei giovani e dei giovanissimi. Una dose si trova a 10 euro. Anche qualcosa in meno. L’aumento del consumo di questo stupefacente, in provincia di Agrigento, è iniziato in concomitanza con la pandemia.
Il virus in circolazione aveva ridotto i rifornimenti di stupefacenti, e costretto gli spacciatori ad arrangiarsi, per soddisfare la domanda di tanti consumatori. Ecco che il crack ha preso il sopravvento. Prima ha coinvolto solo i grossi centri, Canicattì in particolare. In poco tempo si è diffuso “a macchia di leopardo”: ad Agrigento, Favara, Licata. Insomma in diversi luoghi dell’Agrigentino c’è un problema crack. Tra il 2021, e l’attuale anno, sono stati una ventina i sequestri operati dall’Arma dei carabinieri, e dalla polizia di Stato. Operazioni che hanno portato all’arresto di pusher, italiani e stranieri.
Il crack è una droga che si ottiene dalla cottura della cocaina mischiata a bicarbonato o ammoniaca che chiunque se la può preparare. Si assume per inalazione, dopo aver sciolto sulla carta stagnola il cristallo poggiato sul collo di una bottiglia forata da cui si aspira il fumo. È uno stupefacente insidiosissimo: effetti forti. Crea shock, delirio. Il boom del crack nell’Agrigentino si spiega perché questa sostanza apparentemente costa poco, ma è molto potente. E il cervello ha alti e bassi pazzeschi, le persone rischiano tanto dal punto di vista fisico, che a livello psichico: vanno proprio fuori di testa.
Fino ad arrivare a compiere gesti eclatanti. Dalla voce delle stesse forze dell’ordine agrigentine, più di una volta, è arrivato l’allarme sul consumo di crack: è uno stupefacente altamente pericoloso, in grado di indurre elevata dipendenza, e rapida assuefazione psicologica e fisica, inoltre è in grado di aumentare gli istinti violenti. Da mesi non si contano più le segnalazioni di ritrovamenti di bottigliette di plastica “elaborate”, e utilizzate per fumare proprio il crack. Sono state trovate nel centro storico di Agrigento, in alcuni quartieri di Canicattì, e perfino nel piccolo comune di Grotte.
In tanti lo fumano a casa. Non ci sono più, ad Agrigento, così come in altre città, i tossicodipendenti di una volta. Il classico drogato anni ’80 è sparito. L’eroinomane, è stato sostituito da un esercito di assuntori di crack. Non si può sottovalutarlo. Carabinieri e Polizia di Stato presidiano il territorio, e moltiplicano gli sforzi, ma le risorse umane di cui dispongono talvolta sono limitate. Nella lotta a questo nuovo fenomeno serve uno sforzo maggiore, perché con il crack è facile che la dipendenza sfugga di mano. E’ successo, e può succedere ancora.
Segui il canale AgrigentoOggi su WhatsApp
