In questa ultima parte dell’anno sono molti i temi che tengono banco nel dibattito fra analisti finanziari, a iniziare dalle strategie operative da portare avanti nei mesi a venire. Nonostante le settimane appena trascorse abbiano riportato un minimo di stabilità sulle borse internazionali, gli addetti ai lavori continuano a mantenere alta la guardia poiché le incognite che hanno accompagnato gli investitori nel 2022 sono tutt’altro che superate. A parte il noto rally rialzista che ha contribuito a far allontanare le quotazioni delle principali asset class dai minimi di periodo, nemmeno alcuni recenti dati macroeconomici, che sul fronte inflazione hanno evidenziato timidi segnali di miglioramento, sono stati sufficienti a rimodulare verso il basso la percezione del rischio degli addetti ai lavori.
In ogni caso, si nota un marcato disallineamento temporale fra i cicli che regolano i corsi delle piazze finanziarie e i cicli dell’economia reale: di solito i prezzi di talune asset class iniziano a scontare in anticipo gli scenari economici futuri ed è proprio in virtù del fatto che in tanti danno per probabile nel 2023 l’inizio di una recessione a livello globale che gli analisti serbano aspettative modeste sui mercati internazionali. Nel caso gli investitori fossero costretti a confrontarsi con nuovi picchi di volatilità, quindi, sarà fondamentale predisporre delle strategie operative abbastanza robuste da permettere di estrarre valore sia dalle tendenze al rialzo delle borse sia da ulteriori tendenze al ribasso. In questo scenario, per riuscire a sfruttare al meglio le opportunità offerte dai mercati, può essere utile leggere la guida che spiega come operare nella borsa online realizzata dagli esperti di Investireinborsa.org, sito web specializzato nel mondo degli investimenti digitali dove trovare consigli e suggerimenti utili in merito.
Cina: la politica zero covid un freno per l’economia
Gli esperti al momento guardano con grande interesse alla Cina e alla piazza di scambio di riferimento: la sua economia, infatti, essendo estremamente interconnessa con numerosi temi di investimento, è in grado di condizionarne le sorti nel bene e nel male. La politica zero Covid portata avanti dal governo centrale sta rallentando notevolmente la capacità produttiva del paese; molto probabilmente è per questo motivo che l’inflazione interna non ha ancora raggiunto -e infranto- determinati livelli di guardia, come accaduto nelle economie sviluppate.
Tuttavia, se da un lato i lockdown a macchia di leopardo riducono la potenza di fuoco della Cina, dall’altro il mancato surriscaldamento dei prezzi ha permesso alla Banca Centrale di mantenere in essere politiche monetarie espansive, una circostanza che potrebbe favorire i corsi dei mercati locali rispetto agli omologhi internazionali, nel caso il paventato slowdown globale non si concretizzasse.
Il prezzo del petrolio termometro dell’economia
Esiste un profondo legame tra la l’economia cinese e il prezzo del petrolio: difatti il sistema produttivo del paese assorbe una grande quantità dell’offerta mondiale di greggio. Quando viene a mancare questa parte della domanda, ecco che le quotazioni dell’oro nero subiscono una contrazione: è ciò che è successo negli ultimi mesi, un lasso di tempo sufficiente a far piombare il valore del barile a ridosso dei livelli registrati ad inizio anno.
Ma per gli addetti ai lavori il prezzo del petrolio, oltre a rilevare lo stato di salute del ciclo economico, rappresenta in questa particolare congiuntura l’elemento che più di ogni altro influisce sull’inflazione: non è un mistero che una componente non trascurabile della stessa sia riconducibile alla valorizzazione della materia prima.
Cambio euro dollaro e approvvigionamento di materie prime
In Europa del resto, a differenza degli Stati Uniti in cui è presente inflazione da domanda, la dinamica dell’indice dei prezzi al consumo e alla produzione è stata condizionata in gran parte dai corsi delle commodities, per questo motivo si parla di inflazione importata.
Non a caso da quando le loro quotazioni hanno ritracciato e l’euro è tornato a rafforzarsi nei confronti del dollaro, riportandosi al di sopra della parità, il fenomeno ha subito una leggerissima regressione. Sarà importante nei prossimi mesi osservare se la moneta unica sarà in grado di ridurre ulteriormente il gap aperto durante l’anno, per avere benefici sull’approvvigionamento di materie prime.
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