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Home » L’angolo di don Diego » 25 settembre, i siciliani chiamati alla “responsabilità”

25 settembre, i siciliani chiamati alla “responsabilità”

Valentina Alaimo Di Diego Acquisto
25 Settembre 2022
in L’angolo di don Diego
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Una data quella di oggi che potrà restare ben impressa nella memoria e forse anche nella storia di questa nostra Italia e anche della Sicilia, dato che oggi i siciliani oltre che votare per il rinnovo del parlamento Nazionale, Camera e Senato, votano anche per eleggere il nuovo Presidente della Regione  ed i 70 onorevoli del Parlamento regionale; così come stabilisce lo Statuto speciale di autonomia che la Costituzione  della Repubblica Italiana assicura alla nostra bella isola. Una responsabilità in più oggi , allora,  per i Siciliani, che devono scelta oculata e responsabile,  oltre che per il Governo della Nazione, anche per quello della Sicilia. La confusione sembra tanta, l’incertezza altrettanto, la possibilità che tanti, amareggiati e delusi,  non vadano  a votare, sembra toccarsi con mano, forse soprattutto in Sicilia, dove al “Governo Crocetta” del quinquennio precedente (2012-2017),  è subentrato, un Governo di segno proprio politicamente  opposto che è stato quello di Musumeci (2017-2022), appena concluso, con i risultati  che sono sotto gli occhi di tutti. Crocetta e  Musumeci, due uomini politicamente, umanamente e culturalmente assai diversi,  con duna diversa anzi proprio opposta visione politica. Questo per dire che i Siciliani le  hanno voluto provare proprio  tutte, mentre la situazione è quella che è. In questo scenario, con  una crisi economica in corso senza precedenti, in conseguenza di una guerra tra Russia ed Ucraina, (quest’ultima aiutata a resistere dall’Europa e all’Italia),  la babele delle opinioni regna sovrana. Non manca in Italia nemmeno chi apertamente si schiera dalla parte dell’aggressione russa, in favore di Putin, che starebbe, aggredendo militarmente l’Ucraina,  per difendere  la  Russia  nella sua identità.

E la Nato, l’Europa  con gli Stati Uniti in testa, non perdonerebbero  alla Russia, non l’aggressione dell’Ucraina, dato che non sono mai intervenute quando la Russia ha compiuto tante , proprio tante aggressioni di altri popoli (e l’elenco sarebbe lungo !)….  E quindi misfatti ben più gravi ! quanto il fatto che la Russia, con la guerra  contro l’Ucraina,  abbia scelto di non disintegrarsi  dentro “un mare indistinto di globalismo  affamante ed usuraio che fa comodo al capitalismo mondiale dei grandi interessi”. E forse c’è anche qualcosa di vero o ci può essere qualcosa di vero !  Ma, comunque, a mio giudizio, siamo  alla farneticazione allo stato puro…

Tuttavia, anche queste idee in Italia, circolano. Ed ecco perché si richiede davvero uno sforzo non indifferente di riflessione, uno scatto di  responsabilità nelle scelte di oggi, dove mettere una croce.  Perché,  davvero,  se messa male,  potrebbe  essere davvero una croce pesante, almeno  per i prossimi a cinque anni.

In questo scenario pare  davvero benefico il messaggio di papa Francesco che contestualmente  ha trasformato un convegno di giovani ad Assisi , in  una Giornata Mondiale della Gioventù ( Gmg)  di fatto. Una Giornata  dedicata all’economia del futuro,  rilanciando i temi della Dottrina Sociale della Chiesa  per mezzo della voce di centinaia di ragazzi provenienti da tutto il mondo.

Il Convegno dell’ “Economy of Francesco”, ieri   si è trasformato in un luogo dove cercare soluzioni nuove con radici antiche per evitare  o quanto meno per il momento almeno disciplinare, l’uso distorto dell’economia, con il motto “Non è un’utopia“.

Durante i lavori, che si sono svolti nel centro storico di Assisi, da parte di migliaia di giovani venuti da ogni parte della terra,  si è voluto gridare che non è un’utopia    dare un’anima all’economia e imparare la fraternità.

 Ed alcuni giovani hanno gridato  “non siamo il futuro, siamo il presente”. “Non vogliamo essere un futuro che non arriva mai”. E papa Francesco, visibilmente a suo agio, ha anche scherzato dicendo ai giovani: “Se non avete altro  da dire, almeno fate chiasso!”.

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