Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, ha disposto il rinvio a giudizio di tre dei sei imputati dell’inchiesta “Stipendi spezzati”, su un presunto giro di estorsioni, ai danni dei dipendenti della cooperativa “Suami” di Licata, che gestiva delle comunità per disabili psichici. Si tratta di Maria Barba, detta Giusy, 39 anni, ritenuta la responsabile di fatto delle due sedi operative della struttura; Caterina Federico, 38 anni, di Licata, e Veronica Sutera Sardo, 34 anni, di Agrigento. Il processo è stato fissato davanti ai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Agrigento a partire dal 30 giugno. Diversi dipendenti si sono costituiti parte civile.
Disposto il non luogo a procedere per avvenuta prescrizione per Linda Modica, 54 anni, di Licata, e sentenza di non luogo a procedere “per morte del reo” a carico di Salvatore Lupo, 45 anni, di Favara, amministratore unico della cooperativa “Suami”, ucciso il giorno di Ferragosto in un bar di Favara, e per Rosa Sferrazza, 70 anni, di Favara. I dipendenti – secondo quanto ipotizza la Procura di Agrigento -, avrebbero accettato il sistema del “cavallo di ritorno” per evitare il licenziamento, restituendo parte degli stipendi, e sarebbero stati obbligati ad aprire un conto corrente e consegnare carta bancomat, e codice pin ai propri datori di lavoro.
L’operazione “Stipendi spezzati” è stata eseguita nel 2017 dai carabinieri di Licata. Maria Barba, detta Giusy, è l’ex moglie di Totò Lupo.
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