Abbiamo aspettato più di un anno per vedere in sala il DIABOLIK dei Manetti Brothers e abbiamo avuto la conferma che il film “è” Diabolik cioè la fedele trasposizione cinematografica dei racconti a fumetti del freddo criminale di Clerville creato dalle sorelle Giussani. Siamo lontani, in questo film (liberamente ispirato al volumetto n. 3 “L’arresto di Diabolik” del 1963), dalle colorate e ironiche precedenti pellicole dei creativi fratelli romani: “SONG’E NAPULE”, “AMMORE E MALAVITA”, “L’ISPETTORE COLIANDRO” sono altro rispetto a questo omaggio alla letteratura disegnata popolare italiana. Lo sforzo dei Registi è tutto concentrato nel ricreare le atmosfere e le (bellissime) ambientazioni degli anni ’60 in modo ineccepibile e puntuale recuperando e replicando perfettamente l’estetica e il linguaggio di quegli anni e delle prime opere originali del fumetto. I trucchi, le trasformazioni, le imprese delittuose, i pugnali volanti, la Jaguar E-Type, lo sguardo impenetrabile e terribile: tutto il bagaglio del “re del terrore” è immancabilmente presente e ci risparmierà dalle consuete osservazioni di coloro che cercano somiglianze e differenze tra la pagina scritta e la trasposizione per il grande schermo. Il DIABOLIK cinematografico è fedelissimo a quello della pagina disegnata. Questo, però, ci porta a vedere il film come una asettica e fredda rappresentazione, senza cuore: sembra quasi che l’anaffettività del personaggio principe dei racconti della casa editrice Astorina contagi tutta la narrazione. A fronte di una messa in scena impeccabile e di riprese perfette nelle inquadrature dei particolari e dei volti dei protagonisti, il noir lascia lo spettatore un pò deluso attendendosi maggior ritmo mentre la scelta “classica” dei fratelli Manetti trasmette poca azione e pure la “paura” sembra relegata in un ambito di confort privo di sussulti con dialoghi lenti e privi di mordente. Ovvio, si obietterà: Diabolik e Eva sono personaggi calcolatori, adusi alla violenza e determinati nel perseguire i loro delittuosi progetti. Comunque, va dato merito a questi cineasti di essere tra i pochi nel panorama cinematografico nazionale (insieme allo straordinario Gabriele Mainetti di “LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT” e “FREAKS OUT”) a tentare nuovi percorsi narrativi per il cinema popolare. In più, questo film ha, certamente, l’originale merito rispetto al fumetto di imporre con forza la figura di Eva Kant come centrale e non come semplice compagna di Diabolik e, questo, fa sì che la recitazione di Miriam Leone risulti gradevolissima e meno ingessata e statica di quella dei pur sempre eccellenti Marinelli e Mastandrea. Clicca qui per vedere la programmazione completa (www.cinemaagrigento.it)