Agrigento, Pullara fotografa lo scenario del pronto soccorso: Mancano personale e attrezzature, pazienti su una sedia per oltre 30 ore.
Sale l’attenzione ma anche la tensione sul presidio ospedaliero del capoluogo agrigentino. Il numero di persone contagiate dal virus in veloce aumento un pò ovunque, il caldo, la carenza di personale e i guasti alle strumentazioni, spaventano e fanno esasperare gli animi tanto da convincere il vicepresidente della commissione Sanità all’Ars ad effettuare un blitz nei reparti di primo soccorso. “Scene di ordinaria follia al San Giovanni di Dio che ci ha tristemente abituato a scenari che nulla hanno a che vedere con l’umanità, il senso civico, il coraggio di quel personale, nettamente sott’organico che diventa bersaglio di rabbia incontrollata che con questo caldo ha effetti devastanti”. Ad affermarlo è il leghista Carmelo Pullara che ieri mattina si è recato al Pronto Soccorso del San Giovanni di Dio per costatare di persona quanto sta accadendo in queste ore. “Ho deciso – riferisce Pullara – di verificare lo stato dell’arte del pronto soccorso, dove visto che il presidio di Licata non è prioritario, si riversano anche molti utenti licatesi. Ci sono in totale 60 pazienti, di cui circa 20 in astanteria, assistiti da un medico che copre il turno di mattina e di pomeriggio insieme a due infermieri e due oss. La notte nessun medico è di turno. Al pronto soccorso per circa 60 pazienti in attesa, ci sono due soli medici, due infermieri e due ausiliari. Questi la notte badano anche ai 20 pazienti dell’astanteria. Problemi anche al pretriage dove c’è un solo infermiere, lo stesso che esegue tampone e valutazione. Inoltre ci sono 5 pazienti in isolamento assistiti da due infermieri e un solo oss. Ad oggi l’unica Tac funzionante è la stessa che serve pazienti Covid e non Covid con rallentamento notevole perchè tra un ingresso e l’altro occorre la sanificazione. La tac dedicata ai pazienti non covid è ancora guasta. Criticità – aggiunge Pullara – anche per la Chirurgia vascolare che risulta chiusa. Chiuso anche il reparto di Medicina, attivo solo il reparto covid. Tutto questo avviene in un pronto soccorso che nel solo anno in corso ha gestito ben 26mila e 500 accessi. Durante il sopralluogo il parlamentare ha ascoltato le lamentele della gente. Mi hanno riferito – dice – che un codice giallo, ha dovuto aspettare su una sedia che si liberasse un letto per 30 ore, mentre un codice verde è in pronto soccorso da sabato. Inoltre mancano i bagni, lenzuola monouso e normali, guanti e disinfettante. Per tutti i pazienti del reparto – conclude – disponibili solo tre monitor e le barelle presenti sono acconciate alla meglio con garze e nastri adesivi di fortuna”.
La replica di Gaetano Migliazzo, direttore sanitario dell’ospedale di Agrigento. “Mancano i medici – afferma – ed abbiamo un bando aperto per arruolare personale ma non se ne trovano. La dotazione organica è di 11 medici, 2 medici a turno in pianta stabile e d’accordo con la direzione strategica abbiamo predisposto che le prestazioni aggiuntive siano integrate con un’extra fuori contratto ma non tutti hanno accettato. Chiaramente c’è chi in questo momento chiede le ferie ed ha tutto il diritto di riposarsi. Va detto – aggiunge – che il problema è generalizzato e non solo di questo ospedale. Abbiamo riaperto il reparto Covid ed i tempi di attesa sono fisiologici sul panorama regionale. Per il triage – spiega – abbiamo istallato nuove strumentazioni per tamponi rapidi con esito più affidabile. Riguardo la Tac – conclude – periamo entro la entro 48 ore torni funzionante”. Il pronto soccorso di Agrigento ha in tutto 8 letti e 8 barelle.
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