Ha confermato i fatti, dicendo che il marito pretendeva rapporti sessuali durante il Ramadan. Poi nonostante fosse stata collocata in una comunità, dopo un mese dai fatti ha deciso di perdonarlo, ed è ritornata a vivere con lui, perché secondo il loro credo è una cosa grave essere sposati, e tornare in Marocco senza il marito.
Una 34enne marocchina, che aveva denunciato e fatto finire a processo il marito, un 66enne medico di Agrigento, ha ritirato la costituzione di parte civile. Il suo legale difensore, l’avvocato Laura Lo Presti, ha formalizzato la rinuncia a chiedere i danni all’imputato. La donna, in ogni caso, è stata lo stesso a testimoniare, perchè l’accusa di violenza sessuale, è perseguibile anche senza la querela della vittima.
Il medico, difeso dall’avvocato Fabio Inglima Modica, è accusato di violenza sessuale, lesioni aggravate, porto ingiustificato di arma fuori dalla propria abitazione, e maltrattamenti con l’aggravante dell’odio razziale.
Avrebbe, più volte, aggredito fisicamente e verbalmente la moglie, vessandola, umiliandola e impedendole di professore liberamente il suo credo religioso, costringendola – scrive il Pm – “a sopportare penosissime condizioni di vita. In diverse occasioni, spesso per motivi discriminatori e odio razziale denigrava e minacciava la donna, costringendola a rinunciare ai riti della propria religione islamica”. Se la donna si ribellava: “Scusami ma nel periodo del Ramadan non faccio l’amore”, il coniuge avrebbe risposto: “Tu sei mia moglie, e fai quello che ti dico”. E avrebbe preso con la forza la poveretta, abusandone sessualmente.
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