La quinta sezione della Corte di Cassazione, accogliendo le argomentazioni difensive svolte dal collegio difensivo composto dagli avvocati Giovanni Castronovo, Daniela Posante, Giacinto Paci, Chiara Proietto ed Antonella Arceri, ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto dai Pm della Procura della Repubblica di Agrigento, con il quale veniva richiesta la applicazione della misura degli arresti domiciliari nei confronti dell’intero nucleo familiare dei Sferrazza, e della commercialista agrigentina Graziella Falzone, già poste agli arresti domiciliari con ordinanza del 30 luglio scorso, emessa dal Gip del Tribunale di Agrigento Luisa Turco, nell’ambito dell’operazione denominata “Malebranche”, condotta dalla Guardia di finanza,
Gli indagati sono ritenuti facenti parte di una associazione per delinquere, finalizzata alla commissione di diversi reati di bancarotta fraudolenta, a seguito della creazione di diverse attività commerciali, poi puntualmente svuotate del loro patrimonio, fino al fallimento. Poi però il 18 agosto, il Tribunale del Riesame di Palermo annullava l’ordinanza custodiale, nei confronti di tutti gli indagati, che dunque venivano rimessi in libertà, avendo ritenuto la insussistenza della ipotizzata organizzazione criminale, nonché dell’attualità delle esigenze cautelari, visto che i fatti di reato ipotizzati, sarebbero risalenti nel tempo.
Ora la Suprema Corte, con la declaratoria di inammissibilità, ha posto il sigillo finale sulla vicenda cautelare, confermando in modo definitivo che l’arresto degli Sferrazza, e della Falzone fu illegittimo, e non dovevano essere effettuati. Ai domiciliari erano finiti Gaetano Sferrazza, 78 anni, i figli Gioacchino, 54 anni, con la moglie Maria Teresa Cani, 54 anni, e i figli Gaetano e Fabiana, rispettivamente di 29 e 26 anni; Diego Sferrazza, 51 anni con la moglie Giovanna Lalicata, 51 anni, e i figli Clelia e Gaetano, di 23 e 28 anni, e la commercialista Graziella Falzone, 53 anni.
Segui il canale AgrigentoOggi su WhatsApp
